Castelfiorentino, 19 ottobre 2018 - «Viviamo in un mondo in cui, spesso, l’altro è sentito come estraneo, invece in questo spettacolo si torna alla condivisione. C’è una certezza: chi ti è a fianco ti dà una mano». Aretino di nascita, fiorentino di vita, Giovanni Guidelli è un fiume in piena quando parla de Il Taglio del bosco. Tratto dall’omonimo racconto di Carlo Cassola, aprirà la stagione del Teatro del Popolo di Castelfiorentino, sabato alle 21. Guidelli, allievo di Vittorio Gassman alla Bottega teatrale e protagonista di film e fiction di successo, ne è adattatore, regista e attore. Sul palco, tra alberi veri e scenografie studiate, anche Henry Bartolini, Mirko Batoni, Diego Conforti, Vanni Corbellini, Francesco Grifoni, Gabriele Giaffredda e Gabriele Zini.
Come nasce questo faccia a faccia con Cassola?
«Dall’esigenza artistica di provare a portare in scena qualcosa che andasse oltre i ‘classici’. Da qui la scelta di adattare opere letterarie, dando loro un impianto di film dal vivo».
Un modo diverso di intendere la recitazione?
«Cerchiamo di portare un’interpretazione più vicina alla cinematografia. E lo spettatore diviene testimone di ciò che sta avvenendo».
E Cassola, in tutto questo, come l’ha aiutata?
«L’idea di mettere mano a un’opera di questo scrittore è nata lo scorso anno, un omaggio nel centenario della sua nascita. Nessuno si era mai misurato con questo racconto dalla radicata tradizione toscana».
Missione compiuta, no?
«E’ stata la mia prima prova da regista con l’associazione culturale Avatar, prima le mie esperienze in regia erano state da battitore libero. Abbiamo chiesto i diritti a Mondadori, ma il miracolo più bello è stato ottenere il consenso dei familiari, la figlia e i nipoti».
Immagino siano stati spettatori attenti del suo progetto?
«Al termine della prima rappresentazione, il loro giudizio è stato spettacolare. Un’emozione fortissima».
Che teatro è il suo?
«Senza orpelli, vero, fatto di piccole cose ma credibili nei confronti di chi ci viene a vedere. Perché, vede, non amo far perdere tempo al pubblico».
A proposito di publico, perché non mancare sabato?
«Perché da una parte si riderà, dall’altra si incontreranno molte cose che riguardano il nostro passato. Dall’ottava rima al racconto nel ‘canto’ del fuoco. Il pubblico si ritroverà in una favola dei nostri nonni».
Sarà la prima della stagione castellana. Sente la responsabilità?
«E’ un onore del quale ringrazio Giallo Mare che me ne ha dato l’opportunità. La responsabilità l’ho sentita mentre mi cimentavo con il racconto. Adesso poter rappresentare una produzione toscana di livello in Toscana è semplicemente un onore».
Samanta Panelli