Si aprirà anche quest’anno in Australia la dodicesima stagione nei professionisti del Campione Italiano Alberto Bettiol con la maglia della XDS Astana. Primo impegno il Tour Down Under in programma da Prospect ad Adelaide in sei tappe, dal 21 al 26 gennaio. Il campione di Castelfiorentino, 31 anni, è volato al caldo in Australia dove sta rifinendo la preparazione. Prima ha fatto tappa in Cina dove ha fatto visita a Xidesheg alla fabbrica del nuovo sponsor cinese produttore di biciclette in proprio e per conto terzi. In quell’occasione ha parlato dei suoi programmi 2025.
"A parte il debutto australiano – ha esordito Bettiol – i primi obbiettivi sono la Tirreno-Adriatico che partirà anche quest’anno dalla Versilia, poi in testa c’è sicuramente la Milano - Sanremo. E’ una corsa difficilissima, imprevedibile che mi piace tanto, soprattutto quel finale con la salita del Poggio e la vertiginosa discesa. Dopo la corsa monumento in Italia – ha proseguito il campione italiano –, penso soprattutto al Giro delle Fiandre, sono ormai sei anni che l’ho vinto, fare il bis sarebbe un sogno, mentre potrei anche saltare la Parigi-Roubaix se dovessi disputare il Giro d’Italia, preparandolo in maniera particolare".
La presenza di Alberto Bettiol al Giro, però, è ancora da ufficializzare. Le strade bianche nella tappa Gubbio-Siena, la crono dal centro storico di Lucca a Piazza dei Miracoli a Pisa, la tappa da Viareggio verso l’Emilia Romagna, questa la corsa rosa in Toscana. "Correre il Giro con la maglia tricolore sarebbe bello, mentre fantastico sarebbe vincere una tappa del Giro. Spero di rientrare nei piani della squadra".
Bettiol è un ’giramondo’ in fatto di squadre che ama l’innovazione e la tecnologia abbinata allo sport, ma preferisce ’sentire’ il proprio corpo e farsi guidare dall’istinto in gara. "Ho sempre gareggiato per formazioni americane – ha detto – sono orgoglioso ora di gareggiare per un tema kazako-cinese, non sono più un giovanissimo e so come gestire la mia attività". Il toscano di Castelfioretino si schiera anche contro l’attuale ciclismo troppo scientifico, una metodologia che gli piace poco. "Forse sarò anche l’ultimo dei romantici, ma vado controcorrente. Non si può guardare solo il computerino, i suoi dati, i watt ed i numeri. Io la bici la considero ancora un sentimento e – conclude – spero che mi dia ancora qualche soddisfazione".
Antonio Mannori
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