di Alessandro Pistolesi
È un appassionato di padel, di recente ha cavalcato le onde su una tavola da surf, d’estate ama giocare a bocce a Lido di Camaiore. Ma il calcio resta il primo grande amore, sbocciato proprio a Empoli. Fabio Galante aveva 13 anni, giocava nelle giovanili, fu un colpo di fulmine. E da quel momento è iniziata una lunga e irripetibile scuola, di calcio e di vita, tra piatti di lasagne e lezioni di guida. A 17 anni l’esordio con la prima squadra in Serie C, poi una brillante carriera che l’ha portato a vincere due Europei Under 21 con la Nazionale e una Coppa Uefa con l’Inter.
Galante, si dice che il primo amore non si scorda mai. Conferma?
"Assolutamente sì. A Empoli devo tutto quello che ho fatto in carriera, grazie all’Empoli sono diventato grande, con i valori trasmessi dal direttore Silvano Bini e dal presidente Fabrizio Corsi. Poi mi comprò il Genoa per circa 4 miliardi di lire, credo che mai nessun giocatore di Serie C sia costato tanto".
Di quegli anni a Empoli cosa ricorda?
"Che se non mi impegnavo prendevo tante labbrate... Molti aneddoti mi legano a Luciano Spalletti, Daniele Baldini, Marcello Carli e a tutti gli allenatori che mi hanno cresciuto".
Ce ne racconti qualcuno.
"Eravamo in ritiro, il giorno dopo avrei giocato la mia prima partita da titolare. Mi squilla il telefono. Carli si finse un giornalista della Gazzetta dello Sport, sentivo pure battere a macchina in sottofondo. Ci sono cascato in pieno. Era un’intervista normale, proprio come questa... Aspetti, non è un altro scherzo vero?"
No, no. Stavolta è tutto vero. Come andò a finire?
"Che la mattina dopo sono sceso per fare colazione tutto contento, mi dissero pure: ’abbiamo visto una grandissima intervista’. Allora vado a sfogliare il giornale e non c’era nemmeno una riga, così ho scoperto lo scherzo".
Con Spalletti ha condiviso i suoi primi anni da giocatore...
"Non ero ancora maggiorenne e non avevo la patente, Luciano all’epoca aveva una Mercedes bianca e mi scarrozzava... Quando avevamo allenamenti ravvicinati rimanevo a dormire da lui a Sovigliana. Una volta sua mamma Ilva ci fece le lasagne e il giorno dopo giocammo una partita super. Eravamo molto scaramantici e da quella volta le lasagne di mamma Ilva sono diventate famose. Luciano mi ha anche insegnato a guidare, grazie alle sue lezioni riuscì a superare l’esame di guida all’autoscuola Romano a Sovigliana".
Empoli isola felice, ieri come oggi.
"La famiglia Corsi è la dimostrazione che si può fare calcio nella maniera giusta anche con le famiglie italiane. E se tutti facessero come l’Empoli forse oggi la Nazionale non avrebbe così tante difficoltà".
Chi la impressiona di più tra i giovani di Zanetti?
"Vicario è molto forte, Baldanzi e Parisi idem. Tra cinque o sei anni magari saranno a giocarsi la Champions League proprio come oggi fanno tanti ex azzurri. In più loro sono italiani e mi auguro che possano essere il futuro della Nazionale".
L’Inter viene dall’euforia Champions. Che partita sarà domenica?
"I nerazzurri in campionato sono in ritardo ma Inzaghi ha fatto un buon lavoro. Gli darei un voto più che sufficiente. L’Empoli ha sempre grande organizzazione e per come sta giocando credo che la salvezza arriverà in anticipo. Tante squadre di prima fascia hanno avuto difficoltà a incontrare Zanetti, sarà così anche domenica".
C’è un difensore in cui si rivede oggi?
"Dico Bastoni anche se quando giocavo io era diverso. Se superavo la metà campo mi dicevano ’oh fermati, dove vai?’. Oggi invece non è più così, anche i difensori centrali devono saper attaccare. E Bastoni è bravo di testa, sa impostare e ha un gran piede mancino, molto più forte del mio".