di Simone Cioni EMPOLI
Zero euro è quanto ha speso, anzi non ha speso, l’Empoli tra la sessione di mercato estiva e quella invernale appena conclusa, a testimonianza di quali siano le attuali forze della società azzurra e di quanto, di conseguenza, sia diventato estremamente difficile restare al tavolo delle ‘grandi’. Se la scorsa estate però con poco si è riusciti a fare tanto, vedi gli innesti azzeccatissimi di Vasquez, Viti, Anjorin, Esposito, Colombo e Pellegri, a gennaio la società non è riuscita a fare quello di cui ci sarebbe stato bisogno per vivere una seconda parte di stagione meno in emergenza.
Sono arrivati solo un portiere per un altro con lo scambio Silvestri-Perisan e un attaccante, Kouame, al posto del partente Ekong (resta il mercato degli svincolati che possono essere sempre tesserati), ma numericamente la rosa continua ad essere deficitaria, soprattutto in attacco, dove di fatto l’infortunato Pellegri non è stato sostituito, e Solbakken è ai box e ne avrà ancora per un po’. Sarebbe stato fondamentale vendere uno dei propri gioielli, come per altro la società ha provato a fare, ma come si suol dire non sempre le ‘ciambelle riescono con il buco’.
Come si è visto questo mercato è stato in generale un po’ anomalo con tante operazioni che sono state tirate per le lunghe e moltissime che si sono aperte e concretizzate soltanto nell’ultimo giorno utile. La situazione, però, in casa azzurra era chiara ormai da diversi mesi con i tanti infortuni che hanno minato fin da novembre il percorso della squadra di D’Aversa, e rispetto ad altre volte forse non si è arrivati preparati come si sarebbe dovuto all’apertura di questa finestra di riparazione.
È mancata probabilmente qualche idea in più per sopperire alla mancanza di liquidità da investire. Del resto più che la qualità era necessaria proprio la quantità viste le difficoltà numeriche della rosa: contro il Milan ci saranno probabilmente solo 4 difensori e 3 centrocampisti di ruolo a disposizione. O magari le idee c’erano anche, ma non sono state percorribili. Questo, però, dovrà essere la dirigenza a spiegarlo. Almeno alla fine non è partito nessuno dei big con l’ossatura della squadra che è rimasta intatta, anche se incerottata.
Qualcosa di meglio semmai si poteva fare, da tutte le parti in causa, nella gestione delle situazioni di Fazzini e Goglichidze, entrambi ‘distratti’ dalle sirene di mercato. È vero che in questo periodo il calendario era proibitivo, ma visto anche quanto fatto con il Bologna, la sensazione è che con qualche forza in più da spendere in corso d’opera, probabilmente l’Empoli avrebbe qualche punto in più.
Adesso però, oltre ad essere tutti concentrati e ben focalizzati sul bene dell’Empoli, resta da sperare di recuperare quanto prima gli infortunati tenendo presente però che i vari Zurkowski, Ebuehi, Solbakken e Sazonov, fin qui assenti, non possono essere considerati ‘acquisti’ di gennaio perché gli ultimi tre devono ancora rientrare e il centrocampista polacco non può essere quello che conoscevamo dopo otto mesi fuori.
Ci sarà insomma da soffrire fino alla fine, ma questo certo non spaventa un ambiente abituato a lottare per la permanenza nell’Olimpo del calcio italiano fino all’ultimo minuto dell’ultima partita. Certo che se dovesse centrare il traguardo, a fianco della metaforica statua per Nicola dopo il ‘miracolo’ dello scorso anno, ne dovrebbe essere eretta una ancora più grande a D’Aversa e al suo gruppo.
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