Firenze, 17 agosto 2021 - Il dramma dei profughi afghani non può lasciare indifferenti i primi cittadini delle nostre città. "I sindaci italiani sono pronti a fare la loro parte nell'accogliere le famiglie afghane. Non c'è tempo da perdere, sappiamo bene come i civili che hanno collaborato con le nostre missioni in Afghanistan oggi siano in forte pericolo, soprattutto donne e minori. Il governo si sta muovendo per salvare vite umane, attraverso l'azione delle prefetture sul territorio e i sindaci mettono a disposizione la propria esperienza, per questo abbiamo scritto al ministro dell'Interno Lamorgese e abbiamo avvisato il ministero della Difesa". Il sindaco Matteo Biffoni, delegato Anci per l'Immigrazione, rappresenta l'impegno di tutti i sindaci italiani a far fronte alla grave crisi umanitaria che si sta consumando in queste ore: "Dobbiamo essere molto concreti. Sarà la storia a dare un giudizio su questi ultimi vent'anni di presenza militare in Afghanistan; oggi siamo consapevoli che è il momento di aiutare il governo a mettere in salvo vite umane. Come scritto al ministero dell'Interno, siamo pronti ad ampliare la rete Sai, sistema accoglienza integrazione, già presente nei nostri territori per poter accogliere e inserire le famiglie che rientrano nel programma di protezione definito dal governo del personale civile afghano collaboratore del contingente militare nazionale, la cosiddetta Operazione Aquila". Un intervento che già è stato messo in atto tra il 2014 e il 2019, ma che davanti alla ritirata dei contingenti occidentali assume dimensioni piuttosto maggiori, quanto meno per mettere subito in sicurezza le famiglie dei collaboratori del contingente militare a Kabul e presso il comando di Herat.
"Il governo sta facendo entrare nel Paese queste famiglie: abbiamo scritto al ministero dell'Interno che se la legge che disciplinerà termini e condizioni dell'accoglienza dei cittadini afghani prevederà in tempi brevi l'ampliamento della capacità di accoglienza diffusa sul territorio, con risorse mirate per l'emergenza in corso, noi potremmo ripetere l'esperienza fatta già dal 2014 con l'inserimento dei collaboratori di missioni italiane nella rete Sai - ribadisce il sindaco Matteo Biffoni, delegato Anci per l'Immigrazione -. Questa è l'accoglienza adeguata per i rifugiati afghani. Diversi Comuni hanno già manifestato la loro disponibilità a prevedere nei loro progetti Sai posti specifici per i collaboratori afghani e le loro famiglie, come primo passo per garantire nel prossimo futuro accoglienza e integrazione a donne e uomini in queste ore in fuga dal loro Paese. Nella rete Sai già sono presenti rifugiati afghani che stanno manifestando agli operatori la grande preoccupazione per chi è rimasto nel Paese ormai nelle mani dei talebani: noi sindaci con le nostre comunità siamo pronti a fare la nostra parte".
Di fronte al dramma dei profughi afghani, non possono tirarsi indietro anche le Misericordie. Il Presidente Nazionale, Domenico Giani, i Consiglieri di Presidenza della Confederazione Nazionale delle Misericordie, in unione con il Correttore Nazionale, il vescovo Monsignor Franco Agostinelli, stanno seguendo con particolare attenzione e preoccupazione la situazione che si sta sviluppando in Afghanistan. La Confederazione Nazionale, spiega un comunicato stampa, è disponibile a fare la propria parte sul fronte dell'aiuto, dell'assistenza e dell'accoglienza per tutti coloro che saranno costretti a lasciare quella terra martoriata.
Anche Firenze, da sempre città dell'accoglienza, si fa avanti. "Con il sindaco Dario Nardella abbiamo deciso che accoglieremo donne e profughi afghani vista l'emergenza sociale e umanitaria internazionale. Firenze non ha mai lasciato indietro nessuno e anche questa volta darà il proprio sostegno alla popolazione di Kabul". Lo annuncia attraverso Facebook l'assessore al Welfare, Sara Funaro. "Malala Yousafzai, la giovane pachistana ferita al volto dai talebani perché voleva andare a scuola, disse: 'Un bambino, un insegnante, una penna e un libro possono cambiare il mondo'. Questa frase, che racchiude tutta la forza del credere che educazione e cultura possano cambiare il mondo, sta animando tantissime persone", prosegue nel post. "A Kabul oggi tutto è cambiato: non vedremo più quei meravigliosi volti sorridenti uscire da scuola; le donne afghane non avranno più quegli sguardi fieri e coraggiosi, la paura unita al senso di tradimento e di abbandono è tornata a impossessarsi di loro. Kabul è tornata terreno di terrore". Così "quello che stiamo vedendo e le testimonianze che stiamo sentendo non solo devono farci sentire inorriditi, spaventati, arrabbiati, ma devono scuotere il mondo. Devono fare in modo che tutti si attivino per porre fine al regime e che tutti gli Stati realizzino corridoi umanitari perché quelle donne possano continuare ad avere lo sguardo fiero, perché quelle bambine possano continuare a sorridere, perché le minoranze si sentano protette, perché ogni cittadina e ogni cittadino di Kabul e di tutte le realtà che vivono questi incubi possano ancora avere un futuro e fiducia nell'umanità. Fiducia che in questo momento se ne sta andando via con quegli aerei che stanno partendo", conclude.