
L'hotel Rigopiano travolto da una valanga (foto Ansa)
Firenze, 18 gennaio 2024 - Sono trascorsi sette anni dalla tragedia di Rigopiano, dalla valanga che quel 18 gennaio 2017 sulla montagna abruzzese travolse il resort di Farindola (Pescara) lasciando senza vita sotto le macerie 29 persone. Prima si arrese il gatto delle nevi, lasciando andare avanti le turbine dei pompieri, poi ad un certo punto la neve era così abbondante, la tormenta così violenta, le ramaglie, gli alberi divelti e le pietre sulla strada così tante, che fu possibile procedere solo a piedi.
Ci vollero 20 ore perché l'intera macchina dei soccorsi raggiungesse l'hotel sepolto dall'enorme slavina staccatasi dopo una serie di scosse di terremoto. Per una notte intera uomini del Soccorso alpino, della Guardia di Finanza, dei Carabinieri avanzarono tra pareti di neve e alcuni, ad certo punto, staccarono la colonna di mezzi per continuare a piedi e con gli sci. Quel 18 gennaio 2017 la terra tremò per la prima volta alle 10.25: la scossa di terremoto, magnitudo 5.1, epicentro nell'aquilano, diede il via a un serie infinita di altri sussulti, tre dei quali sopra magnitudo 5.
Ad aggravare la situazione, la neve caduta abbondante in quei giorni: il mix si rivelerà micidiale. Nel pomeriggio gli ospiti dell'hotel Rigopiano, preoccupati per la forte nevicata, sono pronti per andare via, con i bagagli nella hall e attendono lo spazzaneve, il cui arrivo però slittò alle 19. Troppo tardi. Intorno alle 18 cominciò a circolare l'allarme per un hotel completamente isolato nella frazione di Penne. A dare il primo alert l'sms arrivato da due clienti dell'albergo che erano riusciti a rifugiarsi all'esterno della struttura.
E poco dopo le 19 si diffuse anche la notizia del disastro. I soccorritori dovevano raggiungere un'area, quella su cui sorgeva il resort, che si trova a 1.200 metri di altitudine. Alle 19 le avanguardie arrivarono in contrada Cupoli a 11 km da Rigopiano. Ma la neve raggiungeva già i due metri e i telefoni non prendevano. Alle 22 la colonna dei mezzi imboccò l'ultimo tratto di strada: mancavano 9 km all'hotel ma l'ascesa dovette fermarsi.
Era ormai mezzanotte quando quattro uomini del Soccorso alpino e della Guardia di Finanza decisero di procedere con gli sci con le pelli di foca: dopo quattro ore estenuanti, arrivarono all'hotel e salvarono i due superstiti che avevano lanciato l'allarme. Intorno alle 6.30, arrivarono gli elicotteri per portarli a valle e intanto iniziò la ricerca dei dispersi. La prima vittima venne estratta alle 9.30. Solo a mezzogiorno la colonna dei mezzi dei soccorsi arrivò a poche centinaia di metri dall'albergo e dopo 20 ore, gli uomini dei soccorsi, fatto l'ultimo tratto a piedi, raggiunsero il luogo del disastro. Per una settimana i soccorsi e le ricerche andarono avanti senza sosta, tenendo l'Italia con il fiato sospeso: si contarono 29 morti.
Nasce oggi
Kevin Costner nato il 18 gennaio del 1955 a Lynwood. Faccia da bravo ragazzo e fautore del ritorno del western a Hollywood, se si guardano le sue origini si scopre che il nome originario della sua famiglia è Koster, lo stesso del generale Custer, ma anche che il bisnonno tedesco lo trasforma in Costner dopo aver sposato un'indiana Cherokee. Dunque vero sangue indiano nelle vene per l'attore che nasce in California, figlio di un'assistente sociale e di un operaio della Edison. In giovinezza scrive poesie e canta nel coro della chiesa Battista, ma soprattutto è un talento nel basket come nel football e nel baseball. Dopo il diploma si iscrive all'Università della California laureandosi nel 1978 in economia e commercio. Ma già durante gli anni dell'università prende lezioni di recitazione. Fatale per lui l'incontro con Richard Burton durante un volo verso il Messico. Burton lo spinge a dedicarsi completamente alla carriera di attore. Una delle celebri battute di uno dei suoi personaggi recita così: “Ci sono uomini, che quando piove, riescono a passare tra una goccia e l'altra.”
Maurizio Costanzo