{{IMG_SX}}Firenze, 21 aprile 2008 - Il sostituto procuratore di Perugia Giuliano Mignini e l'ex capo del Gides (Gruppo investigativo sui delitti seriali) Michele Giuttari, il poliziotto che ha indagato per anni sugli omicidi del mostro di Firenze, sono stati rinviati a giudizio dal gup fiorentino Dania Mori per abuso d'ufficio. Il magistrato, rinviato a giudizio anche anche per favoreggiamento nei confronti di Giuttari.
La vicenda si ricollega all'inchiesta sulla morte del medico perugino Francesco Narducci, condotta da Mignini, legata a quella sul mostro di Firenze, indagini che hanno visto impegnato in entrambi i casi Giuttari. In particolare le imputazioni sono relative ad alcuni accertamenti richiesti da Mignini sulla registrazione, fatta nel 2002 da Giuttari, di una conversazione con il pm Paolo Canessa, titolare dell'inchiesta fiorentina sul mostro di Firenze.
Sulla registrazione c'è stato anche un procedimento a Genova conclusosi con il proscioglimento del capo
del Gides, inizialmente accusato di falso ideologico. La procura di Firenze ha contestato inoltre a Giuttari di aver
registrato, per l'accusa in maniera illecita, un colloquio con l'ex questore di Firenze Giuseppe De Donno, e al capo del Gides e a Mignini intercettazioni e altre indagini nei confronti di giornalisti e funzionari di polizia. Gli avvocati del pm perugino (tra l'altro titolare dell'inchiesta sull'omicidio di Meredith Kercher), e di Giuttari, avevano chiesto il non luogo a procedere perchè il fatto non sussiste. Il processo è stato fissato per il 14 novembre prossimo.
La decisione del gup è stata resa nota nel pomeriggio. Sia Giuttari che Mignini erano a Firenze per l'udienza preliminare: nessun commento da parte loro. Sul rinvio a giudizio e sul processo l'avvocato Giovanni Dedola, che insieme all'avvocato Andrea Fares difende Giuttari, ha detto: ''Sarà oggetto di un nuovo libro del dottor Giuttari, di un grande intrigo giudiziario. Questa volta li vediamo in faccia tutti i protagonisti di questa vicenda''.
Davanti al gup di Firenze la difesa del pm perugino, assistito dagli avvocati Mauro Ronco e Claudio Lombardi, e di Giuttari, aveva sostenuto l'insussistenza del reato di abuso d'ufficio. I contestati accertamenti disposti da Mignini, erano tutti relativi, è stato spiegato, a procedimenti rubricati a Perugia e riguardanti indagini su presunti depistaggi per l'inchiesta sulla morte di Narducci. Insussistente anche l'accusa di favoreggiamento, contestata al magistrato perugino per aver disposto una propria consulenza audio sulla registrazione della conversazione con Canessa.
Per l'accusa così avrebbe avvantaggiato Giuttari, svolgendo indagini in suo favore. Ma, è stato ricordato, quella consulenza fu affidata al Ris da Mignini nel gennaio 2006, Giuttari per quella registrazione finì sotto inchiesta a
Genova mesi dopo, nel maggio 2006. La consulenza disposta da Mignini portò poi al proscioglimento di Giuttari a Genova, ma, ha sottolineato la difesa, come poteva immaginare il pm perugino, considerati i tempi, che avrebbe contribuito a far scagionare il poliziotto?
L'inchiesta che ha portato al rinvio a giudizio del pm e del poliziotto è stata condotta dai sostituto procuratori Luca Turco e Gabriele Mazzotta. Nella sostanza l'accusa ai due imputati è quella di aver svolto indagini parallele a quelle in corso alla procura di Genova sullo stesso Giuttari per la registrazione della sua conversazione con Canessa, accertamenti che nulla avevano a che vedere con la morte di Narducci. La procura ha inoltre contestato l'attività di indagine, con anche interrogatori, nei confronti di alcuni giornalisti e poliziotti: lo scopo, per l'accusa, sarebbe stato di condizionare i primi e con intento punitivo nei confronti dei secondi.
© Riproduzione riservata