{{IMG_SX}}Firenze, 25 giugno 2008 - Il più piccolo stringe le braccia intorno al collo del babbo, mentre il fratellino più grande tiene stretto tra le mani la patena con le ostie da consacrare sotto lo sguardo attento della mamma. E’ toccato a una famiglia, ma anche ad alcune coppie di sposi e di giovani fidanzati portare l’offertorio durante il solenne Pontificale di San Giovanni Battista presieduto ieri mattina dal cardinale Ennio Antonelli. Una scelta simbolica quella compiuta dal cerimoniere della Cattedrale per sottolineare ulteriomente la cifra del ministero pastorale svolto dall’arcivescovo nei suoi sette anni di servizio alla chiesa fiorentina. Ma anche per sottolineare quello che sarà il prossimo impegno del porporato umbro chiamato da Benedetto XVI a presiedere il Pontificio consiglio per la famiglia. Ed è alla "cellula viva non solo della società ma della Chiesa, segno e strumento di unità per tutto il genere umano", come più volte l’ha definita papa Ratzinger, che il cardinale Antonelli ha voluto dedicare l’omelia di congedo dalla Cattedra che fu di San Zanobi.
"So che per molti aspetti la famiglia è in crisi - ha affermato il porporato - ma so anche che essa costituisce a tutt’oggi un ideale molto sentito tra gli stessi giovani. Soprattutto so che a Cana di Galilea il Signore Gesù, per intercessione di Maria, ha cambiato l’acqua in vino e ha salvato la festa di nozze". "Chiamato dal Santo Padre Benedetto XVI - ha aggiunto il cardinale in una cattedrale gremita di oltre 4mila fedeli, ma anche di autorità milititari e civili tra cui il sindaco Leonardo Domenici e il prefetto Andrea De Martino - vado a Roma portando nel mio cuore e nella mia preghiera questo popolo e questa Chiesa fiorentina. Accompagnatemi anche voi con il sostegno dell’amicizia e della preghiera. Avverto un’enorme sproporzione tra le mie forze e il compito affidatomi. Eppure vado con fiducia".
Una fiducia e una serenità interiore che hanno accompagnato sempre il cardinale Antonelli nei suoi sette anni al servizio della Chiesa fiorentina. Anche nei momenti più difficili che pure non sono mancati. Soprattutto nell’ultimo anno, ovvero da quando nell’aprile del 2007, è esploso in tutta la sua virulenza il caso 'don Cantini'. Una vicenda che ha profondamente segnato e diviso la Chiesa fiorentina, ma a cui il cardinale non ha comunque fatto in alcun modo riferimento. Nel giorno della festa del Patrono e del suo saluto alla diocesi ha, invece, voluto ringraziare quanti gli sono stati vicini nel corso del suo ministero pastorale. A cominciare dal cardinale Silvano Piovanelli ('mio predecessore e consigliere sempre affabile, delicato e saggio'), dal vescovo ausiliare e vicario generale Claudio Maniago ('mio primo collaboratore, sollecito, generoso, intelligente, instancabile'), dai presbiteri diocesani e religiosi ('vere strutture portanti della nostra Chiesa'), sino a tutti i fiorentini ('tante persone che ho incontrato, nelle celebrazioni, nelle assemblee e nella visita pastorale'). "Questi ed altri tratti - ha chiosato il porporato - disegnano nella mia memoria l’immagine che porto con me della Chiesa e del popolo fiorentino, immagine bella, nonostante le ombre che non mancano mai nelle cose umane, immagine in sintonia con le bellezze artistiche della città e del territorio". Nell’omelia Antonelli ha ricordato anche alcuni ‘temi ricorrenti’ del suo magistero episcopale. "Evangelizzare - ha osservato il cardinale - è irradiare la presenza di Cristo con la nostra vita. E lo spazio privilegiato è il vissuto ordinario che non fa notizia, che non arriva ai giornali e in televisione: famiglia, vicinato, parentela, scuola, lavoro, ospedale, rete degli amici, incontri occasionali. Per questo nella pastorale non do importanza alle parole e ai gesti che servono soprattutto ad avere risonanza mediatica, e neppure ai cosiddetti grandi eventi, pur utili e opportuni qualche volta". Infine il neo ‘ministro del Papa’ per la famiglia in un modo inusualmente confidenziale ha concluso "vi confesso un segreto: chiedo quotidianamente per Firenze persone consacrate e persone sante perché una chiesa che ha persone consacrate e persone sante è lievito importante per tutta la città".
Un auspicio salutato con un caloroso applauso da parte dei 4mila fedeli presenti. La solenne concelebrazione eucaristica (erano presenti molti dei vescovi toscani) si è poi conclusa ricordando i giubilei sacerdotali di numerosi preti che in quest’anno ricordano la propria ordinazione presbiterale: don Roberto Berti, i canonici Gianni Cioli e Stefano Jafrancesco, don John Bosco Mendonca, don Luca Pagliai, don Alessandro Tucci (25 anni di sacerdozio); don Giovanni Baldi, don Guelfo Falsini, don Paolo Giannoni, don Enio Lombardini, don Pierluigi Ongaro, don Alessandro Pacchia, don Giacomo Stinghi, don Giorgio Tarocchi, padre Mario Conti e padre Mario Gerali (scolopi), e il domenicano Emanuele Mezzina (50 anni di ordinazione); i canonici Armando Corsi e Averardo Dini, don Danilo Franceschi, monsignor Elio Pierattoni, don Silvano Puccini, don Renzo Rossi, don Raffaello Rugiadi, monsignor Mino Tagliaferri (60 anni); i canonici Guido Barchielli, monsignor Guido Ugo Barducci, don Guido Cosi e monsignor Bruno Fuccini (65 anni); infine festeggiano il ragguardevole traguardo dei 70 anni di sacerdozio: don Furno Checchi, monsignor Ferradino Fiorini e don Giulio Cesare Staccioli.
Mentre al termine Antonelli ha inaugurato 'OPA Centro Arte e Cultura', la struttura di Piazza San Giovanni 7 realizzata dall’Opera di Santa Maria del Fiore per l’accoglienza più attiva dei turisti, dove questa sera verrà presentato in anteprima 'Piazza del Duomo a Firenze', un filmato di 20 minuti per prepararsi alla visita ai monumenti, ideato dallo storico dell’arte Monsignor Timothy Verdon.
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