ROSSELLA CONTE
Firenze

A Firenze nasce la Stanza degli sposi dove gli abiti usati trovano un nuovo amore

Lo spazio è stato allestito dai volontari di Mani Tese: veli, tutte e organza a prezzi accessibili

In via della Pieve uno spazio speciale per donare e acquistare i vestiti a prezzi accessibili oppure scegliere solo le stoffe. Il ricavato sostiene il progetto di sartoria sociale e corsi di riparazioni.

In via della Pieve uno spazio speciale per donare e acquistare i vestiti a prezzi accessibili oppure scegliere solo le stoffe. Il ricavato sostiene il progetto di sartoria sociale e corsi di riparazioni.

Firenze, 1 marzo 2025 - Tra veli impalpabili, tulle e organza, ogni abito racchiude una storia, una promessa, un frammento di vita. E ora, grazie all’iniziativa della cooperativa sociale Usato Bene Mani Tese, quegli stessi abiti da sposa trovano una nuova occasione per brillare. La "Stanza degli sposi" è un progetto che ricorda il celebre spazio del monastero di Santa Rita da Cascia, dove chi ha dona e chi ha bisogno prende. Qui, invece, gli abiti sono venduti a prezzi simbolici, permettendo a tutti di coronare un sogno senza pesare troppo sul portafoglio.

La tradizione di donare il vestito da sposa ha radici lontane e trova una delle sue espressioni più note proprio nel monastero dedicato a Santa Rita. La Santa di Cascia, vissuta nel Quattrocento, fu prima sposa e poi vedova, segnata da una vita di sofferenza che la portò infine a farsi monaca agostiniana. Nei secoli, il suo santuario è diventato meta di preghiera per molte donne in cerca di conforto e speranza, in particolare per le spose. Alcune di loro, come gesto di devozione e ringraziamento, lasciavano il loro abito da sposa come ex voto, un simbolo di affidamento e di riconoscenza per il dono di un matrimonio felice o per la forza ricevuta nei momenti difficili. 
A Scandicci, invece,  è nata la "Stanza degli sposi". Lo spazio, allestito da Susanna Banchero, Marcella Cresci e un gruppo di volontarie, ha aperto lo scorso 15 febbraio le sue porte negli spazi di via della Pieve 43B a Scandicci con una sfilata che ha coinvolto tutte le età e tutte le taglie. Un evento che ha giocato con l’idea dell’alta moda, ma con uno spirito accessibile e inclusivo. Fino all'8 marzo, nelle giornate di oggi 1 marzo, mercoledì 5 marzo e sabato 8 marzo, chiunque potrà visitarla e trovare l’abito perfetto, scegliendo tra decine di modelli donati da spose che, dopo averli custoditi per anni, hanno deciso di affidare il loro sogno ad altre donne.

"Siamo un mercatino del riuso e ci autososteniamo con quello che vendiamo – spiega Susanna Banchero, responsabile del progetto – Il nostro principale rifiuto sono proprio i vestiti e, per questo, abbiamo creato una sartoria sociale che educa a prendersi cura degli abiti attraverso la riparazione. La stanza degli sposi, aperta due volte a settimana il mercoledì e il sabato, nasce con lo stesso spirito: dare una seconda possibilità ai vestiti. Alle spose e agli sposi che hanno un abito nell'armadio chiediamo di venire a donarcelo, potrebbe rendere felici tante altre persone che hanno meno possibilità".
Ogni pezzo di tulle e organza porta con sé il ricordo di un giorno speciale e la speranza di un nuovo inizio. Alcune future spose hanno già trovato il loro abito tra le sete e i pizzi esposti, altre hanno acquistato le stoffe per far confezionare un vestito su misura. I prezzi? Da 30 a 100 euro, un'opportunità per chi altrimenti non potrebbe permettersi un abito da sposa. "Sono venute tantissime ragazze – racconta –, tutte italiane, tantissime fiorentine. Con la crisi che sta colpendo tutti, in tanti si sono ritrovati a dover ingegnarsi per far quadrare i conti".

Il ricavato della vendita sostiene il progetto della sartoria sociale attraverso cui vengono svolti corsi "di riparazione" aperti a tutti, in particolare verranno destinati per finanziare un inserimento lavorativo. "A chi oggi porterà il proprio abito regaleremo un fiore realizzato dalle nostre sarte. Vogliamo creare occasioni di aggregazione, sensibilizzare alla sostenibilità, al riuso e, soprattutto, offrire un’opportunità concreta a chi ne ha bisogno. Con i nostri laboratori cerchiamo di insegnare alle persone i trucchi dell'ago e il filo, a volte basta poco per ridare vita a un indumento", conclude Banchero.
Come nel monastero di Santa Rita, dove chi ha dona e chi non ha riceve, anche qui ogni abito porta con sé un passato e si prepara a scrivere un nuovo capitolo.