GIULIO ARONICA
Firenze

America Latina, i fratelli D'Innocenzo: "La nostra critica alla mascolinità tossica"

I due registi romani, dopo aver conquistato Venezia, sono oggi ai cinema Adriano e Portico con il nuovo film

I due giovani registi romani, fratelli gemelli, Fabio e Damiano D’Innocenzo

Firenze, 23 gennaio 2022 - "Per noi il cinema è creatività: la vita sta nel dettaglio". E’ un’ascesa vertiginosa la carriera di Fabio e Damiano D’Innocenzo, i due giovani registi romani che dal Litorale laziale sono arrivati a Berlino e Venezia, conquistando i festival. Oggi i fratelli D’Innocenzo approdano a Firenze, ospiti di due sale storiche, Adriano (18.15) e Portico (20), dove con Elio Germano incontreranno il pubblico per presentare il loro ultimo film America Latina, in concorso all’ultima Mostra del cinema di Venezia: un thriller psicologico.

La terra dell’abbastanza, Favolacce, America Latina: una trilogia sulla crisi della famiglia e del patriarcato maschile? Fabio: "A febbraio uscirà un volume intitolato proprio Trilogia e contenente le tre sceneggiature dei film, che condividono una critica feroce al modello di mascolinità tossica proposto nel nostro paese negli ultimi trent’anni". Damiano: "Il nostro cinema è un discorso terapeutico che interroga le contraddizioni e le debolezze dell’animo. Se i protagonisti di Favolacce sono due maschi egoisti e infantili, Massimo Sisti è un uomo mite e sensibile, che si perde improvvisamente ed è costretto ad affrontare le proprie fragilità". La gestione degli spazi è stata fondamentale per la buona riuscita del film... F: "Noi proveniamo dalla fotografia e dal disegno, quindi sappiamo benissimo quanto il potere dei luoghi e delle immagini dialoghi con l’inconscio umano. Il problema principale è stato la scelta della villa, di cui abbiamo esasperato forme e colori, mentre la cantina è stata ricostruita a Cinecittà con un investimento importante". D: "Il Basso Lazio è un ambiente palustre e urbanisticamente incompiuto, fortemente connesso con la mente precaria e inquinata del protagonista". Quali sono stati i modelli a cui vi siete ispirati? F: "Sicuramente i maestri del cinema di genere italiano degli anni Settanta, come Bava, Argento e Fulci, ma anche registi internazionali, da Polanski alla New wave giapponese". D: "Il nostro è un cinema di genere, non credo che l’artista debba ritenersi un genio assoluto, ma misurarsi con la concretezza del pubblico, della durata e del budget a disposizione". Avete mai pensato di girare a Firenze? F: "Non sono mai i luoghi a scegliere i film. Non abbiamo preclusioni a girare anche all’estero, se è più funzionale alla storia che vogliamo raccontare". D: "Adesso stiamo lavorando a una serie tv per Sky, intitolata Dostoevskij, ma non vogliamo programmare in maniera schematica i nostri progetti futuri".