
La mitica scena degli schiaffi alla stazione di Firenze
Firenze, 30 luglio 2015 - "Amici miei: capitolo primo". Quarant’anni di vita…portati splendidamente. Uno dei film più popolari nella storia del cinema italiano è a tutt’oggi amatissimo dal pubblico, vendutissimo nel mercato dell’home video, seguitissimo ad ogni passaggio televisivo. Eppure la genesi e la gestazione del celebre film non furono affatto facili.
Pensato e scritto dal grande Pietro Germi, il copione passò nelle mani di Mario Monicelli che pretese alcuni cambiamenti nelle vicende dei protagonisti. Per motivi di salute, il regista genovese già autore di "Sedotta e abbandonata" fu costretto infatti a rinunciare al progetto a cui teneva particolarmente. Raccontare la storia di un gruppo di cinquantenni mai cresciuti; il Mascetti, il Melandri, il Necchi, Il Sassaroli, il Perozzi. Cognomi che sarebbero rimasti per sempre nella memoria degli appassionati di cinema. E raccontarne le loro zingarate (inizialmente il titolo pare proprio dovesse essere La zingarata).
Un copione scritto dallo stesso Germi , dal torinese Tullio Pinelli e da due veri toscani come i mitici Leo Benvenuti (fiorentino) e Piero De Bernardi (pratese), coppia storica autrice di oltre 200 copioni in cinquant’anni di carriera. Germi morì alla fine del 1974 dopo aver passato i testimone al regista toscano. Monicelli dunque si limitò quindi a "gestire" una sceneggiatura senza collaborare direttamente alla scrittura (lo avrebbe poi fatto 7 anni dopo per realizzare "Amici miei atto secondo") ; alla condizione che l’ambientazione si spostasse a Firenze da Bologna, come aveva pensato inizialmente Germi. Probabilmente fu una scelta azzeccatissima.
Quel film e quel clamoroso successo di pubblico "sdoganarono" la comicità toscana che fino a quel momento praticamente non esisteva in cinema e in televisione. Un film che aprì un varco e che facilitò la carriera a giovanissimi comici sconosciuti all’epoca come Roberto Benigni e i Giancattivi (Benvenuti, Nuti e Cenci). Eppure nessuno degli attori era toscano; Ugo Tognazzi, Cremona classe 1924, Gastone Moschin dalla provincia di Verona classe 1929, Adolfo Celi, Messina 1922, Philippe Noiret dal Nord della Francia 1930, Duilio Del Prete, Cuneo 1938. Quest’ultimo sostituito da Renzo Montagnani (che molti reputano toscano, sbagliando: era piemontese, di Alessandria) nel sequel del 1982 e già doppiatore di Noiret nel primo episodio. Eppure tutti bravi, tutti assolutamente credibili alle prese con accenti e cadenze provenienti dal centro Italia.
E pensare che la scelta di Tognazzi fu addirittura sofferta. Il primo attore interpellato per interpretare il Mascetti, fu Marcello Mastroianni che rifiutò, pare, per il poco amore verso i film corali. Il secondo nome fu quello di Raimondo Vianello che a sua volta rinunciò a tornare su un set cinematografico dopo anni di assenza. Solo in terza battuta venne fuori il nome di Tognazzi per i ruolo del nobile decaduto, a cui fin da subito invece era stato affidato il ruolo del Perozzi.
"Amici miei" sbancò al botteghino fin dalla sua uscita nell’agosto del 1975 incassando subito oltre due miliardi di lire quando un singolo biglietto costava tre o quattrocento lire.
Tante le curiosità legate al celebre film. Prima fra tutti l’ispirazione; secondo una delle ultime interviste rilasciate da Mario Monicelli, i due sceneggiatori toscani (Benvenuti e De Bernardi) si sarebbero ispirati ad un gruppo di professionisti benestanti che amavano prendere in giro e prendersi in giro a Castiglionello e dintorni negli anni Trenta. La celebre scena degli schiaffi ai passeggeri in partenza alla stazione di Santa Maria Novella, sarebbe invece realmente successa in provincia di Roma ad opera di alcuni pensionati annoiati. Dalla realtà al grande schermo grazie al talento di un gruppo di grandi professionisti del cinema italiano, autentico patrimonio da salvare e da "coccolare" ancora. Per sempre.