
Alessandro Benvenuti
Firenze, 27 novembre 2016 - Trent'anni fa Alessandro Benvenuti e Ugo Chiti scrissero un testo destinato a diventare un cult del teatro toscano: Benvenuti in casa Gori, tragicomico appuntamento natalizio in casa di Gino Gori e Adele Papini, una sequela di battute con momenti di amarezza che formano un insieme imapreggiabile nel solco della migliore comicità toscana.
A distanza di tre decenni quello spettacolo teatrale continua non solo a fare repliche su repliche, ma anche a portare a casa il tutto esaurito. Il perché è molto semplice: Alessandro Benvenuti è straordinario, oggi a 66 anni come ieri a 36. Sul palco c'è lui in versione decatleta, perché dà voce a tutti i personaggi seduti a quella tavola che ricorda un pranzo di Natale come tutti noi ne abbiamo vissuti, con quegli intercalari, quelle frasi di circostanz e quei piccoli grandi drammi familiari che si amplificano nel giorno della festa. Come una gravidanza inattesa, come una videocassetta sbagliata che rivela uno scandalo osè, come la difficile convivenza con il vecchio suocero che rinfocola polemiche, e io devo satre dietro al babbo, sì ma tu hai preso la casa paterna... Casa Gori è una casa qualunque, nel senso che può appartenere a tutti. Benvenuti si presenta al centro del palco, aiutato da un progetto luci semplice quanto utile alla narrazione, e modula la voce a seconda del personaggio: nonno Annibale più fioco, il genero Gino sempre arrabbiato e tonante, il figlio tontolone Danilo con l'espressione fessa, Adele un po' patetica. Accanto a lui, unico oggetto di scena visibile, una carrozzina da neonati. Ma grazie agli effetti sonori e luminosi si possono "vedere" anche i cucchiai che scodellano i tortellini in brodo, il puntale dell'albero di Natale, sembra quasi di sentire perfino lo spiffero che tartassa il nonno.
Per quasi un'ora e mezza Benvenuti, quasi senza riprendere fiato, saltella da un personaggio all'altro, ciascuno con i suoi tormentoni, sommerso dalle risate del pubblcio alle battute ormai conosciute a memoria - "non m'hanno ammazzato gli austriaci, non m'ammazzerà mica un bischero di Pontassieve...", oppure "bellini questi flute, fini uguali c'erano l'altra sera a Sentieri". Pillole che ci riportano negli anni Ottanta, mentre sulla tavola passano le portate tipiche del menù natalizio: crostini (pochi), tortellini (duri) in brodo (troppo ristretto), il lesso meglio saltarlo e chi ha visto lo spettacolo sa perché, l'arrosto, il panettone e lo spumante.
Uno spettacolo che nel 1990 diventò anche film altrettanto di culto, una pellicola speciale perché in un certo modo permise di riunire per una volta i Giancattivi: Benvenuti dominus a firmare soggetto, sceneggiatura e regia, oltre a ricoprire il ruolo di Lapo (che a teatro è Luciano), Athina Cenci in scena nel ruolo di Bruna, sorella di una splendida Ilaria Occhini (Adele), moglie di Gino (Carlo Monni) e figlia di Annibale (Novello Novelli), mamma di Danilo (Massimo Ceccherini) che è fidanzato con Cinzia (Barbara Enrichi). E poi Giorgio Picchianti, Ornella Marini e la piccola Camilla Benvenuti nel ruiolo di Samantha, che sa dire solo "otto".
Non c'è nostalgia, o almeno non solo, nel pubblico di Benvenuti. Non si tratta di affetto da parte di chi è cresciuto o invecchiato con la sua arte comica. C'è ammirazione, vera e sincera, per un uomo di teatro che sul palco sta meglio che altrove. E allora, mille di queste repliche!