Firenze, 7 giugno 2023 - Quasi due ore di durata e un confronto serrato tra tesi inconciliabili. Alla Corte costituzionale si è tenuta l'udienza pubblica sul conflitto di attribuzioni tra il Senato e i pm di Firenze titolari dell'inchiesta Open.
I giudici della Consulta sono chiamati a stabilire se i magistrati che hanno acquisito al fascicolo delle indagini email, sms e messaggi whatsapp e un estratto del conto corrente bancario personale di Matteo Renzi, coperto dall'immunità parlamentare, senza chiedere l'autorizzazione al Senato, hanno violato le prerogative del leader di Italia Viva e di Palazzo Madama. Per gli avvocati del Senato, Vinicio Settimio Nardo e Giuseppe Morbidelli non c'è dubbio che sia così.
Perché i messaggi telematici rientrano a pieno titolo nella nozione di corrispondenza tutelata dall'articolo 68 della Costituzione e dall'articolo 4 della legge 140 del 2003. Così come costituisce corrispondenza tra la banca e il cliente, soggetta alla stessa tutela, l'estratto del conto corrente. Per il legale della procura di Firenze, l'avvocato Andrea Pertici, invece non è stata violata alcuna norma. Perchè i messaggi di posta elettronica e whatsapp sono stati acquisiti a seguito del sequestro dei cellulari di due imprenditori, Ugo Vincenzo Manes e Marco Carrai, indagati nella stessa inchiesta. E ciò che è stato sequestrato, estratto conto compreso, costituisce documentazione non corrispondenza. Dunque non serviva alcuna autorizzazione. «La procura ha agito nel rispetto delle norme costituzionali rilevanti e di quelle attuative di legge ordinaria. E credo che nulla vi sia da eccepire rispetto al suo comportamento», ha sostenuto il legale. Una tesi contrastata dalla difesa del Senato. I rapporti tra Renzi, Manes e Carrai «sono strettissimi, come si ricava dai messaggi. C'è una familiarità. Sono rapporti che conoscono tutti, tanto più doveva conoscerli la procura, che ha indagato tutta la famiglia Renzi, senza che si sia giunti mai a nessuna sentenza, anzi nel caso dei genitori sono stati pienamente assolti. Nessuno chiede alla procura di avere capacità divinatorie, ma vedendo che Renzi si contatta continuamente a loro, un campanello d'allarme per chiedere l'autorizzazione in ossequio alle norme costituzionali, sicuramente c'era», ha detto l'avvocato Morbidelli. E non c'è dubbio che «Renzi è sempre stato il vero e proprio bersaglio» delle indagini su Open.