TITTI GIULIANI FOTI
Firenze

Colin Firth al Teatro Verdi per lo spettacolo di Massimo Ghini

Il premio Oscar in città, con la moglie, in sala per "Un'ora di tranquillità"

Colin Firth al Teatro Verdi (Foto Umberto Visintini New Press Photo)

Firenze, 30 dicembre 2015 - Risate a ogni battuta o quasi a un Massimo Ghini mirabolante che ha deciso questa volta di misurarsi con la travolgente comicità di un testo mai rappresentato in Italia. Ma non è tanto questo il suo merito, l'aver scelto un autore come Florian Zeller, drammaturgo francese contemporaneo. Quanto aver fatto di uno spettacolo come "Un'ora di tranquillità" un momento per rivedere noi stessi e ridere un po' dei nostri difetti attraverso una commedia moderna brillante e divertente con un meccanismo che arriva dritto dritto da un genere famoso nel Settecento, il vaudeville.

Il ritmo incalzante di un testo giocato tra equivoci e battute esilaranti, è un po' come lo è "Rumori fuori scena" di Michael Frayn, è una macchina drammaturgicamente perfetta e a suo modo geniale inventata da Zeller. Tanto per dire, in Francia questo spettacolo è stato il successo della stagione teatrale, ed è stato definito: "Spassosa, intelligente e geniale operazione da non perdere".

Un sorprendente Massimo Ghini ha tenuto incollato il pubblico del Teatro Verdi di Firenze (spettacolo in scena fino a domenica 3 gennaio) per un'ora e mezzo,senza neppure un cenno di stanchezza dalla platea, dando prova di essere attore capace e anche teatralmente cresciuto. Ma non azzardiamo paragoni con "Quando la moglie è in vacanza", visto lo scorso anno, che proprio non sembra neppure fatto dalla stessa persona. Penalizzato dal testo, si presume.

In "Un'ora di tranquillità" ogni attore deve legare la propria arte agli altri in un meccanismo perfetto. Il personaggio centrale, Ghini, appunto, cerca disperatamente un momento di solitudine e serenità tentando di ascoltare il suo vecchio disco in vinile appena trovato in un mercatino. Ma mentre cerca di trovare il modo per dedicarsi a questo cimelio, tutta una serie di eventi e persone lo interrompono di continuo, a cominciare dalla moglie che gli deve svelare grandi verità vecchie di vent'anni in quell'esatto momento; o dal vicino che lamenta disastri nella sua abitazione a causa dei lavori in casa Ghini e che con la scusa irrompe e (rompe) ogni poco. E tutto questo mentre il poveretto sta cercando di ascoltare il suo disco.

Ci sono una serie improbabile di personaggi che suonano ed entrano in casa, ognuno con cose da dire e da fare, si ricongiungono tra amici, amanti e figli che irrompono sulla scena ignari e inconsapevoli di rendere impossibile al povero protagonista di godersi solo Un’ora di tranquillità. E Ghini lo fa bene lo sconvolto: il tempo di pace è praticamente un sogno irraggiungibile fino al momento in cui tutto si ferma e il disco viene finalmente preso per essere ascoltato.

Come detto una bella prova d'attore per Ghini, nonostante parli a raffica e sembri non prendere neppure respiro, è più che credibile. In scena brave le signore, Galatea Ranzi e Gea Lionello: Luca Scapparone interpreta un po' rigidamente il figlio punkabbestia violento e ciofeca. Gradito ritorno del bravo, Claudio Bigagli nel panni del vicino di casa.

E a fine spettacolo spunta pure lui, che ci ha fatto sognare negli anni '80 coi vari Vanzina e le loro vacanze: il coraggioso e un po' goffo Massimo Ciavarro, nel ruolo non molto convincente per la verità, di amante e marito. La regia è di Massimo Ghini, scenografia di Roberto Crea, costumi di Silvia Frattolillo. Da rivedere sicuramente l'acustica: dalla platea la sensazione è che gli attori parlino da dentro a una scatola.

Nota: tra il pubblico di questa prima al Teatro Verdi di Firenze, oltre al sindaco Dario Nardella con consorte, anche l'attore premio Oscar, Colin Firth e la moglie Livia. Nel foyer del teatro molti l'hanno riconosciuto e fotografato. Ma come purtroppo accade, spesso all'insaputa dei veri personaggi che sono sempre molto disponibili e gentili con i propri ammiratori, anche l'altra sera in due si sono intromesse tra il grande attore e chi lo voleva fotografare col proprio povero telefonino, rendendo un misero scatto un'impresa. Dev'essere brutto vivere nel cono d'ombra di un divo.