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Scavi
Firenze, 18 marzo 2025 – Costellazioni di satelliti, intelligenza artificiale, droni, georadar e magnetometri per esplorare il sottosuolo senza bisogno di scavare, facilitando la tutela del patrimonio e riducendo i costi per la realizzazione di infrastrutture e piccole e grandi opere.
Rivoluzione dell'archeologia preventiva
L’archeologia preventiva, ovvero tutte quelle pratiche che permettono di verificare in anticipo la presenza di siti archeologici, ha aiutato a trasformare la figura dell’archeologo in un professionista di alto profilo che affianca in cantiere architetti ed ingegneri. Capacità di muoversi tra computi metrici e quadri economici, come tra anfore e bronzi antichi, sarà al centro degli eventi proposti dall’Associazione Nazionale Archeologi (ANA) durante l’edizione 2025 di tourismA – Salone dell’Archeologia e del Turismo Culturale, in programma dal 21 al 23 febbraio presso il Palazzo dei Congressi a Firenze (ingresso gratuito).
Eventi e contenuti di tourismA 2025
In programma un denso calendario di appuntamenti – tra convegni, presentazioni e call for papers – mirati a approfondire questa materia sempre più richiesta e diffusa, anche nell’ambito dei procedimenti finanziati dal PNRR, grazie al sostanziale risparmio di tempo che garantisce, evitando blocchi a cantiere avviato. Con un fondamento normativo nella Convenzione Europea per la protezione del patrimonio archeologico firmata alla Valletta (Malta), l’archeologia preventiva ha rivoluzionato il concetto stesso alla base della professione, che ha cessato di essere esclusivamente una disciplina di ricerca per diventare un settore in cui vengono erogati servizi tecnici.
Di fatto, spostando la valutazione archeologica nella fase di fattibilità dell’opera pubblica e integrando l’archeologo fin da subito nel gruppo di progettazione, si riduce sensibilmente il rischio di intercettare depositi di interesse archeologico a opere iniziate, ottimizzando tempi e costi di realizzazione.
Non solo: l’obiettivo delle operazioni preventive non si limita a aggirare possibili aree di interesse archeologico per facilitare progetti di innovazione, ma è anche evitare per quanto possibile i saggi di scavo la presenza di reperti, costosi in termini di tempo e conservazione spesso dannosi per i reperti stessi, che esponendo il patrimonio archeologico ne possono compromettere la conservazione, risparmiando così non solo sui costi di realizzazione degli scavi, ma anche su quelli successi di restauro e conservazione.
Come? Affidandosi a un approccio interdisciplinare che unisce ricerche di carattere bibliografico, storico, iconografico e cartografico all’applicazione di tecnologie non invasive come ricognizioni di superficie, remote sensing, prospezioni geofisiche, diagnostica predittiva, oltre allo sviluppo di AI capaci di coadiuvare il lavoro umano grazie all’addestramento su enormi banche dati e collaborazioni con agenzie aerospaziali per ottenere immagini satellitari capaci di fornire una visione temporale ampia sulle superfici di lavoro.
Nuovi orizzonti e sfide per l'archeologia preventiva
Un cambio di paradigma che apre nuovi orizzonti per la ricerca e l’evoluzione tecnologica nel settore. La crescita di questa disciplina, ma anche le difficoltà di affermazione – dalla necessità di aggiornamento della formazione universitaria, ancora troppo legata alla ricerca, alla necessità di applicazione non solo per le grandi committenze, ma anche per i piccoli enti locali – saranno discusse sabato 22 febbraio alle 16.00 a tourismA (sala 4) in un evento patrocinato da Confprofessioni.
Ad anticipare la discussione anche la presentazione, venerdì 21 febbraio ore 16,35 sempre in sala 4, del libro del prof. Paolo Gull (Università del Salento) “Archeologia preventiva per le stazioni appaltanti. Norme, problemi, soluzioni” (Ed. Legislazione Tecnica). Tra gli eventi che vedranno ANA protagonista al salone anche il lancio, domenica 23 febbraio ore 11.00 presso lo stand dell’associazione, della seconda call for papers per la collana “ANALYSIS. Archeologia – Professione – Ricerca”.
“L’archeologia preventiva è indispensabile per aiutare lo sviluppo infrastrutturale del Paese e conciliare ad esso la costante salvaguardia del patrimonio archeologico italiano – afferma Marcella Giorgio, presidente di ANA. – È per questo che, nel rispetto dei principi della Convenzione Europea della Valletta, è sempre più evidente come sia necessario che tali procedure siano ampliate anche al settore privato, prevedendo aiuti economici e la defiscalizzazione dei costi sostenuti dai privati: una necessità che già alcune regioni italiane stanno prevedendo in forme autonome.
Si delinea un panorama in cui è nettamente cambiato il ruolo dell’archeologo, divenuto consulente in costante dialogo tra le parti politiche, gli enti statali, la cittadinanza e i portatori di interesse, progettisti e specialisti dell'assetto del territorio, al fine di collaborare attivamente alla costruzione di politiche di pianificazione efficaci e non lesive di parte del patrimonio culturale, archeologico e paesaggistico italiano: un patrimonio che è fonte della nostra memoria collettiva di popolo e come tale va tramandato alle future generazioni.
In questo momento, quindi, la sfida più grande si articola su due binari: il primo riguarda la formazione che ancora troppo spesso, a 20 anni dall’inizio delle procedure di archeologia preventiva, non prepara adeguatamente gli archeologi, ed il secondo è la mancata applicazione della procedura stessa, soprattutto da parte degli enti locali, anche a seguito di un carente aggiornamento dei progettisti o per pregiudizi di settore.”
Maurizio Costanzo