Firenze, 29 novembre 2024 – Tina e Lucia, due giovani donne che si amano in un mondo che proprio non le può accettare. Non sono ancora i tempi, per quanto, in parte, non lo siano neanche oggi. Ma allora, in una città di provincia come Ferrara, intorno agli anni Venti del Novecento, tra campagne infestate di malaria e latifondi, squadrismo fascista e leghe rosse, quell’amore era uno scandalo inaccettabile. Si intitola Aqua e tera il nuovo romanzo dell’ex ministro della cultura Dario Franceschini, uscito in questi giorni per La Nave di Teseo, che sarà presentato venerdì 29 novembre alle 18.30 alla libreria Giunti Odeon di Firenze. Insieme all’autore ci saranno Dario Nardella e Adriano Sofri, modera la direttrice di QN La Nazione, il Resto del Carlino, Il Giorno e Luce! Agnese Pini.
Onorevole Franceschini, un romanzo ambientato nella sua terra, Ferrara, in un preciso contesto storico.
“Sì, la vicenda inizia nell’Emilia di Giacomo Matteotti, di Italo Balbo, di don Minzoni, subito dopo la prima guerra mondiale. Qui Tina e Lucia vivono il loro amore omosessuale in un contesto di lacerazioni sociali, le violenze di piazza, con gli squadristi neri che seminano morte e terrore”.
Quanto di reale e quanto di letterario in questa storia?
“La cornice storica è di fatti tutti reali. Anche i nomi dei luoghi sono storicamente documentati, in quegli anni terribili delle leghe rosse e delle violenze fasciste. Così come gli ammazzati, oltre a quelli famosi come Matteotti o don Minzoni. Chiaramente la storia delle protagoniste è inventata. Poi, quando uno scrive mescola tutto, verità fantasia, ricordi personali e racconti. Alla fine è difficile distinguere”.
Che Ferrara era socialmente?
“Vi sono storie terribili, come quelle delle bonifiche della pianura padana: quanti sanno che migliaia di ettari sono stati bonificati solo con vanga e carriola da parte degli scarriolanti, di quanto fatica miseria e malaria hanno patito? Credo che la conservazione della memoria sia un dovere”.
Ma al centro c’è la vicenda di questo amore così scandaloso per l’epoca, fra due donne.
“Anche adesso siamo in mezzo a pregiudizi e difficoltà, e quindi immaginiamo cosa doveva essere un secolo fa, per una donna amare un’altra donna, specialmente se non aveva la protezione della ricchezza. Se capitavano in una famiglia di braccianti, pensiamo a che tipo di violenza subivano le persone, erano costrette a sposarsi uomini che non amavano, ad avere figli che non volevano...”
Discriminazioni, democrazia sempre più debole, lavoro mal pagato. Con le dovute differenze, ma non è un po’ come oggi?
“Sono passati più di cento anni e le cose non si ripetono mai uguali e i rischi sono diversi. Però la conoscenza della storia aiuta a non ripetere gli errori. In molte parti del mondo siamo ancora al pregiudizio sessuale, alle violenze politiche e religiose. Quindi, se mi parla dell’Italia oggi, non ci sono i rischi delle squadre di picchiatori che ammazzano. Di strada ne è stata fatta tanta nel campo dei diritti. Però ci sono ancora molte insidie che vanno governate. E gli anticorpi derivano dalla conoscenza”.