Firenze, 22 novembre 2024 - Dal 22 novembre al 24 febbraio, il Museo Stefano Bardini di Firenze ospita la mostra Officina Bardini: L’arte del legno, un affascinante viaggio attraverso la tradizione artigianale del legno che caratterizzò i laboratori guidati da Stefano Bardini, il cosiddetto “principe degli antiquari” e da suo figlio Ugo tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. La mostra, promossa da Comune di Firenze - Ufficio Firenze Patrimonio Mondiale con MUS.E, Direzione regionale Musei nazionali Toscana del Ministero della Cultura – Museo e Galleria Mozzi Bardini con la collaborazione dell’Università degli Studi di Firenze, è curata da Giulia Coco e Marco Mozzo con la consulenza scientifica di Simone Chiarugi ed è coordinata da Carlo Francini e Valentina Zucchi, che ne hanno diretto il progetto scientifico insieme ai curatori. Realizzata con il sostegno del Ministero del Turismo nell’ambito del “Fondo siti Unesco e città creative”, l’esposizione offre un’immersione unica nell’eredità del grande antiquario Stefano Bardini.
“Questa selezione accurata di manufatti è la testimonianza dell’organizzazione e dei metodi di lavoro della grande impresa artistica del principe degli antiquari, Stefano Bardini, legata a doppio filo con l’incredibile patrimonio della nostra città" ha detto l'assessore alla cultura Giovanni Bettarini. "Un viaggio affascinate che riporta indietro nel tempo e ci mostra quanto accurati fossero sia i restauri sia gli oggetti in stile che Bardini aveva contribuito a far conoscere e amare in tutto il mondo. Ringrazio Museo Bardini, Galleria Mozzi Bardini, Università, Fondazione MUS.E e i curatori per questa esposizione dedicata al celebre antiquario che tanto ha dato a Firenze”. “Questo secondo importante appuntamento di Officina Bardini – evidenzia Stefano Casciu, direttore regionale Musei nazionali Toscana del Mic - rafforza la partnership istituzionale tra la Direzione regionale Musei nazionali Toscana a cui appartiene la gestione del Museo e Galleria Mozzi Bardini, che conserva la preziosa Eredità Bardini, e il Comune di Firenze. Grazie al supporto di MUS.E. e ai curatori della mostra, la mostra Officina Bardini: l’arte del legno offre per la prima volta agli occhi dei visitatori e degli esperti l’opportunità di scoprire lo straordinario patrimonio in gran parte ancora inedito che compone la ricchissima Eredità Bardini”.
“È molto importante che il progetto Officina Bardini, iniziato nel 2022 in occasione del centenario della morte dell’antiquario, abbia un seguito – spiega Carlo Francini, coordinatore della mostra -. Questo nuovo appuntamento manifesta un forte interesse da parte dell’amministrazione comunale di Firenze, che vede in questa continuità un nuovo input alla “ricostruzione” di quel “Sistema Bardini”, che collega idealmente il Museo Stefano Bardini, la Galleria Mozzi Bardini, il giardino e la Villa Bardini. Un percorso che dobbiamo pensare sempre di più come un unicum - e in tal senso la collaborazione con la Direzione Regionale Musei Nazionali Toscana si dimostra strategica - facendo sì che accada quello che tutti vorremmo, ovvero che questo network di luoghi, uniti nel nome di Stefano Bardini, diventino sempre più di interesse per i fiorentini e per coloro che fanno visita alla nostra città”.
“Una nuova occasione per vivere le atmosfere che hanno caratterizzato i decenni d'oro della cittadella Bardini – ha detto Valentina Zucchi, coordinatore della mostra - una straordinaria bottega di antiquariato, restauro e artigianato artistico che dal passato traeva la sua ragione e ispirazione acquisendo, preservando, integrando e rinnovando opere e manufatti di ogni genere. L'affondo sugli elementi lignei presentato in questa occasione, con l'evocazione della falegnameria Bardini - quasi una "period room" di quel tempo - permette al pubblico di ammirare pezzi meravigliosi e di valorizzare ancor meglio le ricche collezioni che un secolo fa diedero vita al museo civico”.
Infine sottolineano i curatori Marco Mozzo, direttore del Museo e Galleria Mozzi Bardini, e Giulia Coco, già curatrice delle collezioni: “La mostra rappresenta un’altra tappa importante del progetto “Officina Bardini “, che ripercorre la storia dei laboratori e delle maestranze guidate da Stefano e Ugo Bardini, la cui eredità tramandata fino ad oggi si può cogliere attraverso il ricchissimo patrimonio che oggi si custodisce presso il museo civico Stefano Bardini e il Museo e Galleria Mozzi Bardini di proprietà statale. In particolare, grazie anche alla collaborazione di Simone Chiarugi, la mostra si focalizza sul tema degli arredi lignei e sulle antiche tecniche di lavorazione ancora oggi praticate dai maestri e dagli artigiani fiorentini”.
La mostra rappresenta il secondo progetto espositivo dedicato al celebre antiquario, dopo l’evento organizzato nel 2022 per il centenario della sua scomparsa. Questa edizione si focalizza sull’abilità artigianale e sulla produzione che rese celebri i laboratori Bardini, veri e propri centri di eccellenza nella lavorazione e nel restauro del legno. Qui venivano creati e restaurati oggetti e arredi in stile, che affascinarono una committenza internazionale attratta dal sogno del Rinascimento italiano. In mostra una selezione unica di strumenti, disegni e manufatti originali, provenienti dalle collezioni di Palazzo Mozzi Bardini, che entrano in dialogo con le collezioni civiche del Museo Stefano Bardini.
Tra gli oggetti più significativi, i visitatori potranno ammirare raffinate tarsie lignee, fronti di cassoni databili tra il XVI e il XVII secolo, cartamodelli, arredi ed elementi singoli destinati a dare forma allo stile rinascimentale, nonché il banco da lavoro originale dei laboratori, restaurato per l’occasione. Sarà poi presentata una ricostruzione evocativa della falegnameria Bardini, che permetterà di immergersi nell’atmosfera degli storici laboratori, dove sarà esposto anche il corredo di strumenti appartenuti all’ebanista fiorentino Orlando Chiarugi, capostipite di una bottega ancora attiva nel restauro del legno. La ricchissima collezione di oggetti e opere d’arte in legno conservate a Palazzo Mozzi comprende infatti un importante nucleo di elementi costitutivi di mobili, sedute, consolle e altre suppellettili, oltre a decorazioni di cornici, fregi e angolari di cassoni restaurati e prodotti in grande quantità nei laboratori Bardini. Tali manufatti - restaurati o integrati, ma anche realizzati ex novo secondo lo stile di quel periodo - rispondevano pienamente alle esigenze di una ricca committenza internazionale, affascinata dall’arte del Rinascimento italiano e da un gusto che, attraverso oggetti, arredi e costumi ambiva a ricreare atmosfere e ambientazioni di un tempo perduto. In una prima fase, considerata la più importante, la falegnameria ebbe sede nelle soffitte dell'attuale Museo Stefano Bardini, poi, dopo l'interruzione del 1914, Ugo la riavviò in un locale di Palazzo Mozzi adiacente al giardino. Il laboratorio fu strategico per Stefano Bardini: gli operai che vi lavoravano non si occupavano esclusivamente di restauro dei mobili, ma erano un supporto indispensabile a tutte le altre attività dell'antiquario. La prima falegnameria Bardini, sulla quale abbiamo maggiori informazioni, era situata all'ultimo piano dell'attuale museo, organizzata in tre stanze ben illuminate da finestroni rivolti a levante. Gli ambienti, ristrutturati intorno al 1975, hanno mantenuto la stessa struttura e sono facilmente riconoscibili in foto d'epoca esposte in mostra risalenti al periodo 1910-1914. In questi ambienti si trovava anche il focolare a carbone, dove era preparata e tenuta in caldo la colla. Era il luogo principale del laboratorio e intorno ad esso dovevano svolgersi gran parte delle lavorazioni. Un dipinto di Ugo Bardini raffigura il camino con un operaio intento a riscaldare il calderotto della colla sul fuoco. Questo collante, ricavato dalle ossa e cartilagini animali, noto anche con il nome di “colla forte”, oggi sopravvissuta solo nel restauro e nell'ebanisteria tradizionale, rappresentò, prima dell'avvento delle colle sintetiche, la base della costruzione del mobile e di molti altri mestieri. Un’importante novità è rappresentata dalla collaborazione con il Centro Europeo del Restauro, i cui studenti, coordinati da Simone Beneforti, hanno restaurato i fronti di cassoni rinascimentali esposti. Grazie al loro lavoro, il pubblico potrà osservare da vicino le tecniche di restauro che caratterizzano questa nobile tradizione. In occasione della mostra sono in programma visite guidate, dedicate a giovani e adulti, che si terranno ogni sabato alle ore 14:00 e 15:30. Il costo è di 2,50 euro per i residenti della Città Metropolitana di Firenze e di 5 euro per i non residenti. I possessori della Card del Fiorentino potranno partecipare gratuitamente (fino a un massimo di tre visite annue). Maurizio Costanzo