MAURIZIO COSTANZO
Cosa Fare

Firenze, i tre gruppi artistici dell’Ateneo debuttano insieme con l’Orfeo ed Euridice

L’opera sarà in scena in il 12 dicembre al Teatrodante di Campi Bisenzio

Orfeo ed Euridice

Orfeo ed Euridice

Firenze, 3 dicembre 2024 - “Che farò senza Euridice!”. Lo struggente lamento dell’Orfeo di Gluck risuonerà grazie ai musicisti, coristi e danzatori dell’Università di Firenze. Protagonisti la Compagnia Teatrale Universitaria Binario di Scambio, il Coro e l’Orchestra di Unifi, che giovedì 12 dicembre, per la prima volta insieme, metteranno in scena sul palco del Teatrodante Carlo Monni di Campi Bisenzio l’opera Orfeo ed Euridice, all’interno delle celebrazioni per il centenario dell’Ateneo fiorentino (ore 21 – piazza Dante 23). L'opera seguirà la versione musicale parigina di Christoph Willibald Gluck, il compositore tedesco che la fece rappresentare per la prima volta a Vienna, nel 1762, su libretto di Ranieri de’ Calzabigi con le coreografie di Gasparo Angiolini. Diretta dai maestri Gabriele Centorbi e Patrizio Paoli e dalla regista Stefania Stefanin, con le scenografie di Mirco Rocchi, la produzione dell’Ateneo fiorentino coinvolgerà centotrenta persone: da settembre a dicembre studenti, artisti, organizzatori, tecnici, personale docente e non docente hanno armonizzato suoni, voci, strumenti e corpi danzanti in vista di questo spettacolo. "Il debutto di Orfeo ed Euridice – spiega la rettrice Alessandra Petrucci – celebra non solo il centenario del nostro Ateneo, ma anche la capacità della comunità universitaria di esprimere, attraverso le arti, valori fondamentali come la speranza, la solidarietà e la rinascita. Questo progetto straordinario, frutto della collaborazione tra la Compagnia Teatrale, il Coro e l’Orchestra dell’Università di Firenze, rappresenta un esempio virtuoso di come la cultura e lo spettacolo possano unire linguaggi diversi per trasmettere messaggi universali”. “Siamo particolarmente orgogliosi che questa produzione prenda vita al Teatrodante Carlo Monni, un luogo simbolico che, come l'Euridice della versione di Gluck, sta affrontando il suo percorso di rinascita. A tutti i protagonisti di questo progetto – conclude la rettrice – va il mio ringraziamento per aver reso possibile un’iniziativa che rafforza il legame tra il nostro Ateneo e il territorio, portando un contributo prezioso di bellezza e di riflessione in un momento storico complesso.” “Quella di ‘Orfeo ed Euridice’ – afferma Teresa Megale, professoressa di Discipline dello spettacolo e delegata alle Attività di Spettacolo di Ateneo –, è una scelta artistica impegnativa e possiede una forte valenza culturale che va ben oltre l’ambito della Terza Missione universitaria. Congedare l’anno in corso sulle note e sulle danze della celebre ‘azione teatrale’, attraverso la quale il suo compositore effettuò una riforma musicale radicale, significa rilanciare una volta di più l’importanza della pratica dello spettacolo all’interno dell’Ateneo. Che dallo spettacolo può trarre innumerevoli benefici, che interessano sia chi vi partecipa, sia chi vi assiste e che aumentano sensibilmente il livello di consapevolezza e di coesione di una comunità, ne innalzano la sensibilità artistica, ne incrementano le conoscenze, ne trasmettono eredità culturali immateriali in forma vivente. Siamo di fronte – prosegue – a un’iniziativa rara, che per la prima volta in assoluto fonde le competenze dei tre gruppi artistici dell’Ateneo (la Compagnia teatrale, il Coro e l’Orchestra) e fa dialogare linguaggi diversi tra loro, e tuttavia armonizzati e fusi insieme: lo spettacolo è sempre un esito artistico collettivo, così come collettive e pubbliche sono la sua incidenza e la sua risonanza”. La scelta dell’opera e la cornice in cui si esibiranno gli artisti Unifi sono unite dal filo della speranza in un futuro migliore. Rispetto alla versione classica, infatti, l’edizione di Gluck al pari di altre di epoca barocca ha un lieto fine: l’Orfeo innamorato riesce a dare la vita per la seconda volta a Euridice. “Orfeo ed Euridice” – conclude Megale – sono protagonisti di un amore che vive oltre la morte. A loro abbiamo affidato il messaggio di solidarietà e vicinanza dell’Ateneo verso tutti coloro che soffrono, in un tempo tristissimo, attraversato da guerre e da conflitti e da crisi ambientali di gravissima entità. In particolare, l’Ateneo ha scelto non a caso il Teatrodante di Campi Bisenzio come spazio per il debutto dell’opera: una realtà che sta ancora facendo i conti con i danni causati dalla disastrosa alluvione avvenuta poco più di un anno fa, che speriamo possa presto ‘risorgere’ come Euridice”. L’opera. Lunghissima è la vita di Orfeo, il poeta, figlio di Calliope e di Apollo, in grado con la magia del canto di trasformare la natura e di vincere la morte. Il racconto mitico è stato eternato da Virgilio e da Ovidio, da Seneca e da Boezio, ed è divenuto a partire da Poliziano e da Tebaldeo uno degli emblemi della cultura umanistica fino a trasformarsi nei primi anni del Seicento nella chiave di volta del melodramma italiano attraverso gli esiti musicali di Rinuccini e Monteverdi. Nell’edizione di Gluck, composta nel 1762, l’Orfeo innamorato risulta ben diverso dall’inventore dei misteri dell’antichità classica e riesce a dare la vita per la seconda volta a Euridice, facendo trionfare la gioia sul dolore. Un lieto fine già visto a Firenze nell’Euridice (1600) di Rinuccini, a Mantova nell’Orfeo (1607) di Monteverdi, nel El divino Orfeo (1634) di Pedro Calderón de la Barca, molto prima di essere ripreso nel libretto di Calzabigi. Il sottotitolo che Ranieri de’ Calzabigi pone al libretto dell’Orfeo ed Euridice di Gluck è Azione teatrale per musica e non Melodramma. Questa precisazione – che sottolinea la volontà riformativa dei due compositori – è confermata dalla loro scrittura ed è proprio l’interazione perfetta tra libretto, azione teatrale e musica ad aver portato alla notorietà nei secoli l’Orfeo ed Euridice. Nell’opera del compositore tedesco restano poche tracce del mito: motore di tutta l’azione è il dio Amore, prestigiatore ambiguo di ogni passione; sottoposti ai suoi abili giochi gli amanti gioiscono, soffrono, sbagliano, si fanno del male, arrivano ad uccidersi.