MAURIZIO COSTANZO
Cosa Fare

Firenze, in scena ‘Giù dal palcoscenico degli Dei’ al Teatro Niccolini

L’8 marzo, biglietti in vendita in teatro il giorno dell'evento

La locandina

La locandina

Firenze, 6 marzo 2025 – L’8 marzo al Teatro Niccolini va in scena ‘Giù dal palcoscenico degli Dei’, con Alessandro Becattini e Manfredi Burgio. Uno spettacolo contemporaneo che unisce sound art, light art, poesia e teatro performativo. Un dialogo tra l’uomo e la sua ombra, sospeso tra sogno e realtà, che trasporta il pubblico in un mondo di segni mistici ed emozioni primordiali. Regia di Marco Bartolini, testo poetico di Massimo Vezzosi, scenografie di Lorenzo Scelsi, musiche di Alessio Riccio, ideazione scenica Asha Komarovskaia. Due voci per questa piece teatrale scritta nella lingua della poesia: quella di un personaggio senza nome e quella della sua ombra-coscienza. La scena è costituita da una stanza dalle pareti ricoperte di libri, con due grandi specchi che rimandano voci e immagini come una finzione di vita o una vita solo evocata, imprigionata dietro uno schermo rigido, intrapassabile. Le alte pareti chiudono lo spazio attorno: tutto resta fuori; anche i ricordi si sono diluiti nella penombra delle tende, del letto, del tappeto e dei mobili. Non è lo scorrere del tempo in questo monologo: templi, are, dei, coesistono contemporaneamente ad aerei, auto, periferie industriali in un presente continuo, a indicare che l’intima esistenza umana, le aspirazioni, le grandezze e i precipizi, insomma tutto di noi è rimasto identico fino da quando l’uomo ha ricordo di sé. È l’ombra che inizia a parlare rivolgendosi al personaggio che la proietta. Agli occhi di lui descrive la stanza che è immagine della vita che si è costruito e dove vive da autorecluso, enumera cose e oggetti che sono simbolo di una esistenza sempre identica a sé stessa, una esistenza “al sicuro”. E lo scuote, lo esorta ad aprirsi fino a quando il personaggio “si alza” e inizia a parlare: in un serrato dialogo figura e ombra-coscienza riportano alla luce ricordi d’infanzia; un’età che pareva di classico idillio sorretta dall’approvazione degli dei, destinata a calpestare il loro palcoscenico. Lentamente emergono le molte cose vissute, attraversate, le aspirazioni, gli affetti, e per un istante l’intima evocazione di un dialogo con la madre scomparsa fino a quando, vivo e mai dimenticato, ecco irrompere l’incontro con il dolore qui metaforicamente rappresentato da una invasione di Mirmidoni, gli spietati guerrieri “dalle vele nere”. È il mettere a ferro e fuoco una vita; tutto ciò che costruito è raso al suolo, a niente servono gli dei venuti in soccorso, o i Lari, anche il futuro si disperde offuscato da una nube scura di fumo. Ciò che resta appare come macerie impossibili da ricostruire, franate giù dal palcoscenico degli dei. Così l’ombra comprende che la porta della stanza resterà chiusa, le tende manterranno una profonda penombra dove la voce della coscienza si scioglierà scomparendo; la figura continuerà nel silenzio, nella difesa da tutto. Gli anni si sono assottigliati. Fuori la vita chiama, conduce altrove il chiarore delle sue lanterne. Giù dal palcoscenico degli dei è uno spettacolo teatrale contemporaneo nato dal testo poetico di Massimo Vezzosi. Lo spettacolo rimane fedele al testo originale fino all’ultima lettera, ma non è una semplice lettura ad alta voce. È un balletto in cui tutti i danzatori sono ombre e sussurri, un raffinato intreccio di luce e colore, pause e respiri. Avete mai visto gli uccelli danzare nel cielo in un giorno di vento? Il gelo dipingere arabeschi sul vetro? La musica nascere dal fruscio della plastica e da un respiro appena percettibile? Avete mai visto la poesia prendere corpo, alzarsi dal letto, indossare una giacca e creare, dal nulla, mondi su mondi, parola dopo parola? Venite, vi mostreremo. Da qualche parte fuori dal tempo, al confine tra sogno e realtà, l’Eroe ode il sussurro della sua Ombra. Un sussurro che è al tempo stesso il fruscio della pioggia e il gioco di luce sull’asfalto bagnato, la promessa di un bacio e i ricordi della giovinezza; è l’eco di tutto ciò che è stato e di tutto ciò che ancora deve accadere. Il suono di pensieri non ancora nati. Biglietti: platea 15 euro (senza assegnazione numerica), in vendita in teatro il giorno dell'evento. Maurizio Costanzo