MAURIZIO COSTANZO
Cosa Fare

Firenze, Ugo De Vita legge e racconta Giacomo Puccini

Il 18 dicembre al Teatro Puccini

Ugo De Vita

Ugo De Vita

Firenze, 9 dicembre 2024 – Ugo De Vita in scena con “Puccini & Puccini” il 18 dicembre al Teatro Puccini. “Parlavo, nei giorni scorsi, con un biografo d’eccezione, giornalista e scrittore, Maurizio Sessa, autore di due dei molti libri, su cui mi sono documentato, per una scrittura volta al teatro con brevi intermezzi musicali al violoncello di Andrea Sernesi, e debbo dire, quella di Sessa è una riflessione appassionata che mi ha dato molti spunti .” Ugo De Vita autore ed attore nonché voce illustre del nostro teatro civile, legge e racconta il suo Puccini, dopo l’ “antipasto” lungamente applaudito in Sala Laboratorio, lo scorso novembre.

De Vita tiene a sottolineare come Sessa sia stato uno dei suoi “compagni di viaggio”. “Il suo libello su Puccini e il caffè è un piccolo gioiello - aggiunge De Vita- ma molti sono i biografi a cui devo qualcosa.” La piéce di De Vita, che è il solo autore attore fiorentino a replicare un po’ ovunque i suoi recital, anche in ragione della notorietà della sua voce, prestata al doppiaggio, riprende molte delle osservazione di chi ha scritto critica musicale e appunto “ricostruito” la vita del maestro lucchese. “Puccini e le rime - riprende De Vita - era un recital più letterario, evocativo di questa attitudine allo “scherzo” di Puccini, cui il maestro si dedicava in rime deliziose e anagrammi, che portava sulle pagine delle annotazioni e le epistole, sua dilezione, molto più che hobby. Questo, che debutta a Firenze la sera del 18 pv, è invece un recital, che racconta il Puccini “intimo”.

Ne viene un ritratto di ammirazione ma aderente al vero. Gli amori ma anche l’attaccamento alla famiglia, il rapporto con la moglie Elvira, quello col figlio Tonio, con la figliastra Fosca, gli amici, i trionfi, le sconfitte, lo “scandalo” con la morte di Doria Manfredi per avvelenamento, la giovinetta che era a servizio in casa Puccini a Torre del Lago, vessata dalla moglie del maestro. Poi la malattia e l’intervento chirurgico presso il luminare Ledoux a Bruxelles, che lo consegna alla morte al mattino del 29 novembre 1924, a seguito di un intervento per un tumore alla laringe. “Il grande amico, direttore eccelso, Arturo Toscanini, un anno dopo la morte poserà la bacchetta e al Teatro alla Scala di Milano, si interromperà esattamente lì, dove il maestro aveva interrotto la sua stesura di Turandot. La morte di Liù e il corteo funebre chiudono il lavoro di Puccini ed è la che comincerà quello di Franco Alfano secondo commissione di Giulio Ricordi, ed in tempi recenti di Luciano Berio.”

È stato un po’ ovunque applaudito questo allestimento di De Vita, proprio perché non si limita ad una riproposta “storica” della vita del compositore. L’azione scenica è a metà strada tra teatro e poesia, passioni che erano radicate per altro nello spirito del musicista. “Se il pubblico verrà numeroso, come pare, andando a quanto so, verso una sala gremita, sarà più portato al “solco” che fu del celebre sceneggiato Rai, in bianco e nero, con Alberto Lionello, attore brillante che nato con Gandusio, datosi alla prosa, si rivelò tra i maggiori interpreti del secondo Novecento. Ricordo bene quello sceneggiato.”

De Vita, nella Turandot vi è un gioco di “enigmi”. Può dirci se saranno citati nei suoi monologhi?

“Il cosiddetto “quarto” enigma di Turandot come è noto, è nella partitura, ma Giacomo Puccini non l’ha mai scritto. Lo rivelò invece il 26 aprile del 1925 Arturo Toscanini alla prima assoluta al Teatro alla Scala. Toscanini posò come detto la bacchetta sul leggio, fermò l’orchestra e i cantanti esattamente dove si era interrotta la penna di Puccini. L’editore Ricordi aveva commissionato a Franco Alfano completare la partitura, avvalendosi degli appunti dell’autore, ma Toscanini aveva deciso altrimenti nella serata scaligera che commemorava il più grande operista della tradizione italiana.”

Con lei chi sarà in scena?

“Oltre al maestro Sernesi, ci saranno: Massimiliano Cardini e Maurizio Brunetti, due bravissimi “caratteri” e poi Niccolò Morelli che è molto giovane a lui ho affidato voce di Tonio”.

Perché portare oggi un lavoro che guarda al teatro musicale di Puccini?

“Perché mettere insieme musica, poesia e teatro è straordinario. Penso a Giuseppe Giacosa, più ancora del librettista Illica, Puccini era un uomo di grande intelligenza, e sapeva dire “l’ultima parola” ma riusciva anche ad affidarsi ai suoi collaboratori più stretti, coi quali discuteva e litigava persino, ma a cui si affidava per ciò che ammirava in loro. Spesso si dice della suo passione per il cibo, i vini, i Borsalino, poi le automobili i piroscafi, ovviamente le donne, ma egli scrisse le sue opere con pazienza e sacrificio, oltre che attraverso un talento compositivo unico. Penso a Madama Butterfly, a La Boheme, a Tosca, a La fanciulla del West, al Trittico, ai suoi trionfi a Vienna A Buenos Aires a New York, ma anche all’Edgar e a Le Villi. Puccini era ed è la musica italiana e continua ad essere la nostra tradizione riconosciuta nel mondo intero. Guardava più a Wagner che a Verdi ed ebbe rapporti con Mahler e seppe guardare anche a Weil e alla musica tedesca degli anni venti. Voce altissima, su cui ancora qualcuno si ostina a dare giudizio di “musica popolare”. Era il tempo di Leoncavallo, Mascagni, di Luporini, che finì per essere “trascurato” sia da Sonzogno che da Ricordi con la concorrenza di questi “giganti”, pur avendo notevoli qualità.”

De Vita si appassiona nel raccontare il compositore, si comprende che, come spesso gli accade, ha dedicato oltre un anno di studio a Puccini e la letteratura, per questo il pubblico sta premiando con consensi importanti questa sua ennesima “fatica”.

Maurizio  Costanzo