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Galleria 360, quattro artiste per celebrare la creatività delle donne

Fino al 30 marzo, l'atelier fondato da Angela Fagu a due passi dalla Stazione di Santa Maria Novella ospita le opere di Cristina Savin, Inga Ryan, Judith Stone e Angela Thouless, unite dalla volontà di esplorare la relazione tra arte e donna attraverso nuovi orizzonti espressivi

Cristina Savin

Cristina Savin

Firenze, 17 marzo 2024 – Scriveva Oriana Fallaci che l'essere donna è un'avventura coraggiosa e una sfida che non annoia mai. Lo è stata nel corso dei secoli, quando il femminile si è affermato come simbolo di bellezza e ispirazione, maternità e sensualità, forza e ribellione. Lo è nel mondo dell'arte contemporanea, dove le donne - un tempo confinate a oggetto della rappresentazione - sono diventate soggetto attivo e protagonista. 

La pittura impressionista di Berthe Morisot e Mary Cassatt e il dolore fisico di Frida Kahlo, la performance art di Marina Abramovic e gli autoritratti di Cindy Sherman: la presenza delle donne è aumentata esponenzialmente in ogni ambito espressivo, rivendicando un ruolo troppo spesso negato. Non è un caso quindi se in occasione della Giornata internazionale per i diritti delle donne la Galleria 360 - l'atelier fondato da Angela Fagu a due passi dalla Stazione di Santa Maria Novella - abbia deciso di approfondire il legame tra la creatività femminile e la dimensione artistica attraverso il talento di quattro artiste provenienti da Romania, Scozia, Irlanda e Stati Uniti. 

La prima tappa della mostra "Arte e Donna" - visitabile fino al 30 marzo - fa scalo a Salonta, nella regione storica della Transilvania, terra d'origine di Cristina Maria Savin: tra pennellate fluide e trasparenze luminose, il suo stile sfuma i confini tra razionalità e istinto, intrecciando forme ancestrali, figure antropomorfe e vivaci contrasti cromatici per immergere lo spettatore in un non luogo di eterna contemplazione dei cicli intangibili della natura, della memoria e del subconscio. Tra Surrealismo e Simbolismo, il suo percorso misterioso ed enigmatico incontra il viaggio carico di tensione emotiva dell'irlandese Inga Ryan, che indaga amore e paura, fragilità e forza, gioia e minaccia lungo il motivo ricorrente delle persone in acqua, esplorato nella serie ispirata a "La piscina" di Henri Matisse. 

Nata a Boston, cresciuta a New York e giramondo instancabile tra Europa, Giappone e Israele, Judith Stone ha approfondito la relazione tra l'architettura e le fasi transitorie delle trasformazioni urbane, scolpite nella memoria artistica attraverso disegni a grafite su carta e fotografie integrate a materiali trasparenti come il plexiglas. Uno sguardo metropolitano che la accomuna all'estetica di Angela Thouless, affascinata dalla natura spontanea della street art e alla sua multiculturalità, con particolare attenzione rivolta alle texture, ai pattern e alle superfici della vita cittadina: la convinzione - sottolineata dalla serie più nota, "Spray can tribal Mask" - è la nostra comune appartenenza a un'unica grande tribù, quella umana.