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Uffizi celebrano Aldo Carpi: un omaggio al pittore sopravvissuto all'orrore del lager

Al primo piano della Galleria focus espositivo per l’artista di origini ebraiche che raccontò l’abisso dei lager in un diario

Aldo Carpi

Aldo Carpi

Firenze, 25 gennaio 2025 - Una ‘mostra omaggio’ all’artista che visse l’orrore del lager, riuscendo nel mentre a raccontarlo in un diario. Ad organizzarla gli Uffizi, in occasione del Giorno della Memoria: protagonista del focus espositivo al primo piano della Galleria, sarà il pittore di origini ebraiche Aldo Carpi (Milano 6 ottobre 1886-27 marzo 1973).

Tre le opere appartenenti alle collezioni del museo, che compongono la testimonianza. Si tratta degli autoritratti del 1925 e 1964 e di Dopo cena (ordinariamente esposta nella Galleria d’Arte Moderna a Palazzo Pitti) del 1913. Artista affermato fin dal primo decennio del Novecento, apprezzato professore dell’Accademia di Belle Arti di Milano dagli anni Trenta, autore di una pittura fantasiosa e non inquadrabile, Carpi verrà internato, in seguito ad una delazione sulle sue origini, nel campo di concentramento di Mauthausen-Gusen dove resterà imprigionato dal febbraio 1944 fino al maggio 1945.

In quei mesi dolorosi, sfidando il più rigoroso divieto di scrittura, l’artista narra in presa diretta la vita dentro il campo attraverso un intenso diario in forma di lettere alla moglie e disegni che verrà pubblicato nel 1971 con il titolo Diario di Gusen. Da queste pagine emerge prepotente la lotta costante di Carpi per preservare la propria dignità intellettuale e morale (nonché fisica), deliberatamente minata giorno dopo giorno dal sistema del lager, ma sostenuta di contro dal potere consolatorio di religione, della famiglia e della natura.

L’impietoso racconto della morte onnipresente trova così il suo controcanto nella meditazione poetica sugli esigui scampoli di vita (un fiore, un ricordo, uno spicchio di cielo) che gli si concedono con inattesa spontaneità. Di tutto questo Carpi salverà per sempre la memoria, proprio grazie al suo diario. I disegni con cui l’artista affianca le lettere, nella loro cronistica restituzione della realtà del lager (i mucchi di cadaveri nei forni crematori, i corpi macilenti degli internati) testimoniano l’assurdità dell’orrore con forza documentaria ineguagliabile.