MAURIZIO COSTANZO
Cosa Fare

Maggio Fiorentino, dopo 45 anni torna in scena ‘Norma’

Dal 9 marzo il capolavoro di Bellini e del belcanto torna sulle scene con un nuovo allestimento

Maggio Musicale Fiorentino

Maggio Musicale Fiorentino

Firenze, 4 marzo 2025 – La stagione lirica del Maggio, dopo la ripresa di Rigoletto, si concretizza con il primo nuovo allestimento del 2025 con Norma, uno dei grandi capolavori di Vincenzo Bellini, e uno dei capisaldi del belcanto che torna in scena al Teatro del Maggio oltre 45 anni dopo le ultime rappresentazioni fiorentine. La prima recita è in cartellone domenica 9 marzo alle ore 17; altri tre sono gli spettacoli in programma: l’11 e il 14 marzo alle ore 20 e il 16 marzo alle ore 15:30.

Sul podio, alla testa dell’Orchestra e del Coro del Maggio Musicale Fiorentino, il maestro Michele Spotti, al suo terzo impegno a Firenze negli ultimi mesi dopo i concerti sinfonici del dicembre scorso e di quello del 7 marzo. La regia è curata da Andrea De Rosa. Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini. Le scene sono di Daniele Spanò, i costumi di Gianluca Sbicca, le luci sono di Pasquale Mari e i movimenti coreografici sono curati da Gloria Dorliguzzo. Interpreta Norma - la protagonista della vicenda - Jessica Pratt, al suo debutto nella parte della sacerdotessa della Gallia. Maria Laura Iacobellis, anche lei di ritorno nel volgere di pochi mesi dopo la Cenerentola dello scorso autunno, interpreta Adalgisa; Mert Süngü, al suo debutto sulle scene del Maggio, è Pollione e Riccardo Zanellato, che ha debuttato nelle stagioni del Teatro nell’autunno del 1996, veste i panni di Oroveso. Chiudono il cast vocale due talenti dell’Accademia del Maggio: Elizaveta Shuvalova nella parte di Clotilde e Yaozhou Hou in quella di Flavio.

Michele Spotti, di ritorno sul podio del Maggio una manciata di mesi dopo il suo concerto dello scorso dicembre, ha definito la difficoltà che c’è nell’affrontare una partitura simile, e come essa sia ricca di sfumature, potenza ed intensità: “Norma è uno dei più grandi capolavori del belcanto e forse quello che, insieme alla Semiramide di Rossini, può considerarsi una vera enciclopedia sullo stile dell’epoca. Dal punto di vista musicale, l’opera di Bellini rappresenta senza dubbio una delle pagine più belle mai scritte, per creatività e intensità che superano ogni immaginazione. Rapportarsi a un capolavoro del genere dà la sensazione di dirigere una chimera racchiusa in un esoscheletro troppo piccolo per contenerne la grandezza.

La potenza e l’intensità di ogni singola croma, presenti anche nei continui accompagnamenti tipici dello stile belliniano, costituiscono l’essenza dell'opera, ma l’elemento che assolutamente più mi entusiasma di Norma è il collegamento fra i numeri musicali. Il dramma scorre inesorabile senza soluzione di continuità in un fluire di emozioni e sensazioni che mantengono il discorso musicale sempre vivo. Dal punto di vista dell’orchestrazione, il genio belliniano raggiunge apici in particolar modo in alcune scene, che appaiono a dir poco futuristiche. La tensione va mantenuta costante, ma al tempo stesso la musica deve fluire, affinché si trovi un equilibrio e si possa dare un'enfasi ai passaggi più celebri”.

Parlando di questo nuovo allestimento Andrea De Rosa – che torna a curare uno spettacolo a Firenze dopo essere stato assistente di Mario Martone per l'Antigone che aprì il 70º Festival del Maggio e aver messo in scena Goyescas di Enrique Granados del gennaio 2016 – ha sottolineato come la ‘sua’ Norma (titolo con cui si è già confrontato a Caracalla nel 2012) non punta a ricostruire in modo certosino gli ambienti descritti nel libretto ma neppure ad attualizzarlo in modo eccessivo: “Definirei il mio allestimento di Norma una reinterpretazione, vale a dire la traduzione del contesto dell'opera in ottica moderna. Quindi non ci troviamo esattamente nella Gallia invasa dai romani, ma siamo comunque in un qualche Paese occupato da milizie straniere”.

Un altro aspetto decisamente importante è la messa in funzione dei nuovi ponti mobili della Sala Grande del Maggio, essenziali per questa nuova messinscena: “L'opera richiede una doppia scenografia, ossia una esterna per il plot storico, quello della dominazione romana sulla Gallia, l'altra interna per il plot privato, la vicenda intima di Norma, Pollione e Adalgisa, in cui ho chiesto ai cantanti di recitare come attori di prosa: per passare rapidamente da una scenografia all'altra, il Teatro del Maggio mette in funzione per la prima volta il nuovo sistema di ponti mobili. Pensando invece ai soldati invasori, che sono parte essenziale della vicenda, e per dar corpo alla loro ferocia, ci siamo ricordati delle sevizie perpetrate dai militari statunitensi a danno dei detenuti nel carcere iracheno di Abu Ghraib”.

Un altro ritorno, che segna un debutto anche molto atteso, è quello di un’artista ormai ‘di casa’ al Teatro del Maggio, Jessica Pratt, di nuovo protagonista in scena dopo la strepitosa serata di presentazione del suo disco Delirio, inciso proprio al Maggio con l’Orchestra e il Coro del Teatro: “È sempre un enorme piacere poter essere nuovamente qui a Firenze, che ormai sento come la mia città, e poter lavorare ancora con questa formidabile Orchestra e con il Coro del Maggio. La parte di Norma, come risaputo, è davvero molto complessa; è impegnativa da un punto di vista drammatico e una vera sfida dal punto di vista vocale. Serve infatti una grande abilità non solo lirica, ma anche belcantista, e questo per poter abbracciare tutte le sfumature richieste da questo grande capolavoro di Bellini. Per me sarà il debutto come Norma e ho trovato in questo personaggio una grande forza, ma è al contempo molto vulnerabile: è davvero un’opera affascinante che non vedo l’ora di affrontare. Insieme a Andrea De Rosa, con cui ho già collaborato in un’opera di Bellini (I puritani), stiamo facendo un lavoro davvero rimarcabile poiché mi rispecchio molto nel suo approccio a questa produzione in cui il regista ha cercato di ‘scavare’ nell’anima del personaggio, evitando di farne una semplice caricatura. Anche lavorare con il maestro Spotti mi ha divertita molto, ci sono infatti pochissimi tagli alla partitura: esattamente la mia visione su come si dovrebbe fare – ed interpretare – il belcanto”.

Maurizio Costanzo