Firenze, 26 ottobre 2023 – Nell’ultima sala della mostra che si apre venerdì 27 ottobre al Museo Ferragamo di Firenze, in Palazzo Spini Feroni, la bellezza e la classe ti si fanno incontro e ti abbracciano coi sorrisi, la bellezza, la seduzione degli sguardi delle grandi dive del passato che hanno indossato le calzature di Salvatore Ferragamo e lo hanno consacrato per l’eternità il Calzolaio delle Stelle.
Ecco Sophia Loren e Greta Garbo, Lauren Bacall e Marilyn Monroe, Audrey Hepburn e Grace Kelly, donne senza tempo. E “Salvatore Ferragamo. 1898-1960” si chiama così con le date di nascita e morte del grande visionario dello stile e del Made in Italy l’esposizione da non perdere nelle sale del Museo che è stato aperto nel 1995 per volere di Wanda Ferragamo e della sua primogenita Fiamma di San Giuliano Ferragamo che racconta l’uomo e l’artista, il genio e il sognatore. Curatrice di questo lavoro perfetto e importantissimo è la direttrice del Museo Ferragamo Stefania Ricci che è l’autrice di un archivio storico senza uguali.
“Grazie di aver scelto Firenze per installare i suoi laboratori, aprire i suoi negozi, acquistare Palazzo Spini Feroni, fondando un’azienda che è un orgoglio per la moda italiana”, ha detto il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani intervenendo alla presentazione alla stampa internazionale della mostra che si apre venerdì mattina e resterà aperta fino a novembre 2024. Un viaggio nella creatività, nei materiali anche i più poveri e i più rari, nella sperimentazione continua, nei 369 brevetti, nella mai svelata biblioteca di Salvatore Ferragamo studiata per questa esposizione dalla storica Elvira Valleri che ha indagato sulle sue letture tra gli anni Venti e Trenta e sulla sua curiosità e passione per le filosofie orientali, i buoni stili di vita, la metempsicosi, le discipline dell’anima.
Dopo dodici anni in California carichi di sfide e di successi ad Hollywood, arrivato in America a soli 17 anni, Salvatore Ferragamo decide nel 1927 di tornare in Italia a bordo del transatlantico Roma e di fermarsi a Firenze, città che gli è cara per la qualità del lavoro degli artigiani. Una intuizione felicissima, e nonostante varie difficoltà economiche compreso il fallimento, si consolida come imprenditore illuminato aprendo un negozio in via de’ Fossi 2 e acquistando poi il portentoso Palazzo Spini Feroni ancora oggi sede bellissima dell’azienda. “Amo i piedi, e i piedi mi parlano”, diceva Salvatore Ferragamo ad ogni prova coi suoi famosi clienti, quando li toccava, li sfiorava, ne valutava la forma ma anche l’ anima perché a lui quei piedi, quasi sempre celeberrimi, raccontavano pezzi di vita, emozioni, sentimenti. Non paia strana questa affermazione oggi in un mondo tanto frettoloso e spesso impazzito di un lusso finto e inutile, perché il Calzolaio delle stelle credeva in tutto quello che faceva e nel suo lavoro di sublime creativo e artigiano appassionato e metteva sempre nel suo lavoro regole e cenni di anatomia, di buona postura come di salute protetta. Cominciando da quella parte del corpo umano che pochi prima di lui avevano considerato.
“Questa è una mostra molto speciale per ampiezza, profondità e bellezza - racconta Leonardo Ferragamo presidente della maison che ha sede in Palazzo Feroni Spini, come il Museo Ferragamo, a Firenze - e oggi sono felice ed orgoglioso. Dobbiamo tutto a due donne straordinarie come mia madre Wanda e mia sorella Fiamma che hanno avuto la visione culturale e storica dell’archivio e del Museo. Qui oggi c’è poi un significato in più perché mio padre Salvatore cento anni fa aprì il suo primo negozio a Hollywood. La sua è stata una vita eccezionale e ci ha lasciato tanto, un pilastro nella storia della moda, con nostra madre che ha portato avanti i suoi sogni. E credo che lui oggi di questa mostra sarebbe contento e orgoglioso”.
E gli occhi del presidente vanno ad incrociare quelli di Stefania Ricci, storica dell’arte e del costume, che dirige il Museo dalla fondazione nel 1995 e che ha creato tutto l’archivio di documenti e prodotti e ideato l’esposizione che apre oggi e resterà aperta fino al 4 novembre 2024. “La dottoressa Ricci è protagonista di un lavoro eccellente per 38 anni di impegno nella ricerca, passione e dedizione”, dice il presidente Leonardo Ferragamo. Innumerevoli anche questa volta i prestiti prestigiosi dai musei del mondo, quelli di Firenze in primis, dai privati, come i patrocini come quello del Ministero della Cultura, i collaboratori e gli studiosi, magnifico il catalogo edito da Electa con le belle foto delle calzature del mito scattate da Roberto Quagli. “Salvatore Ferragamo è stato un antesignano della sostenibilità, ha usato materiali poveri e inediti, dalla carta delle caramelle alla paglia, dalla pelle di rospo alla pelliccia di foca, dal leopardo marino alla canapa _ racconta Stefania Ricci _ e la sua storia è autentica anche perché ha guardato più alla sostanza che all’effimero e di qui la solidità di questo marchio. E poi le scarpe dovevano essere belle, colorate come quelle verdi ispirate al Futurismo o quelle tutte nere che raccontano prospettive architettoniche meravigliose, ma rispettose del benessere del piede. E poi la scoperta della sua biblioteca privata che ha studiato Elvira Valleri per l’esposizione”.
Intereressantissima la stanza dei brevetti, 369 in tutto, e poi lo svelamento della scarpa d’oro vero capolavoro che si rifà all’oreficeria del Rinascimento Fiorentino come testimonia la coppa di lapislazzulo con serpente prezioso del 1576prestata dal Museo degli Argenti di Palazzo Pitti. Intenso l’intervento del Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani che si è molto complimentato con la famiglia Ferragamo per la qualità della mostra che ha visitato con interesse e che ha detto idealmente a Salvatore un “grazie per aver scelto Firenze come città ideale”. Giovanna Gentile Ferragamo ha ringraziato con stima e affetto Stefania Ricci per la “ricerca continua e approfondita che ci ha fatto conoscere nostro padre nel suo vivere e nella persona”.
Appassionato di astronomia Salvatore che ai figli ancora piccoli mostrava le stelle col telescopio dal giardino del Palagio a Maiano, coltivava interesse per le altre religioni e per varie dottrine. “Ferragamo credeva nella metempsicosi e nel fatto che fosse già stato un calzolaio in un’altra vita. Leggeva testi sullo joga e sul benessere del corpo e della mente _ racconta la storica Elvira Valleri autrice di uno dei testi del catalogo dell’esposizione _ e per un uomo che aveva frequentato le scuole solo fino alla terza elementare non è poco. Ma in America si era laureato per corrispondenza in chimica ed ingegneria della calzatura. La sua biblioteca privata racconta di queste sue passioni, dalla tradizione teosofica angloamericana alla meditazione per coltivare il suo giardino interiore”.
La mostra si apre con la visione della Battaglia di San Romano di Paolo Uccello che si interfaccia con il disegno di una scenografia di paesaggio verde del giovane artista Leonardo Filippini, sulla base di pavimento a scacchi bianco e nero che Ferragamo aveva nel suo primo negozio fiorentino di via dei Fossi sul quale poggiano alcune scarpe storiche. “Si è preso cura dell’ars anatomica come nessuno - dice Davide Rampello che ha curato un video molto interessante sulle mani artigiane - e penso che Salvatore Ferragamo sia stato uno dei padri del design italiano, come Ponti e Mollino. Insomma, è stato molto di più di quanto lo stiamo raccontando”.