MAURIZIO COSTANZO
Cosa Fare

Ort, Santonja e Leong protagonisti con un programma da Cajkovskij a Schubert

Debutto a Piombino il 20 gennaio, si replica a La Spezia il 21, a Firenze il 22 e Figline il 23

Ort, Santonja e Leong protagonisti con un programma da Cajkovskij a Schubert

Ort, Santonja e Leong protagonisti con un programma da Cajkovskij a Schubert

Firenze, 16 gennaio 2025 - Tra i concerti più travolgenti del repertorio per violino. Ed è il pezzo forte del programma affidato allo spagnolo Jaume Santonja, direttore principale ospite dell’Orchestra Sinfonica di Milano, che torna sul podio dell’ORT dopo due anni. Si tratta del Concerto op. 35 di Cajkovskij, una composizione del 1878 di inventiva melodica generosissima, sgargiante nell’orchestrazione, pervasa da capo a fondo di lirismo intenso e che per giunta contiene passi tra i più difficili e spettacolari del violinismo ottocentesco, cosicché offre al solista parecchie occasioni per mettere in mostra le sue capacità tecniche. Eppure non ebbe vita facile al principio: piacque a metà a Nadezda von Meck, protettrice di Cajkovskij e sua confidente epistolare, a cui il Concerto era stato inviato in anteprima; dispiacque completamente a Leopold Auer, l’amico violinista sul quale Cajkovskij contava per la prima esecuzione e che invece si rifiutò di suonarlo perché gli pareva una fatica improba; non lo prese in carico neanche Josif I. Kotek, giovane allievo di Cajkovskij che pure ne era stato l’ispiratore e gliel’aveva eseguito privatamente. Fu Adolf Brodskij a darne la première a Vienna nel 1881, stroncata dalla stampa: contro vi si accanì soprattutto l’illustre critico Eduard Hanslick, rimasto celebre come paladino di Brahms e spietato detrattore di Wagner e Bruckner, a cui il finale del Concerto sollecitò l’immagine di una “baldoria brutale e indecente di una festa popolare russa”, nella quale “l'aria è impregnata di acquavite”. Chiamato a confrontarsi con il virtuosismo entusiasmante di questa partitura è il canadese Kerson Leong, che il “Toronto Star” ha descritto “non solo come il più grande violinista del Canada, ma come uno dei più grandi violinisti in assoluto”: “una miscela di spontaneità e maestria, eleganza, fantasia, intensità, che rende riconoscibile il suo suono dalla prima nota”, secondo il quotidiano francese “Le Monde”. Segue un altro classico dell’Ottocento, la quarta Sinfonia di Franz Schubert, detta Tragica. Partitura del 1816, il compositore diciannovenne l’aveva concepita come saggio scolastico per un’orchestra non professionale. In pubblico fu eseguita soltanto vent’anni dopo la morte dell’autore, nel 1849. Il nomignolo di Tragica si deve a Schubert stesso, ed è legato all’introduzione lenta che apre il primo movimento; dopodiché la sinfonia si rasserena completamente. Ad aprire il programma della serata è però un pezzo nuovo commissionato dall’ORT alla compositrice Annachiara Gedda, artista dall’estesa carriera internazionale. Il brano si intitola Voci senza voce ed esplora tematiche legate alla comunicazione, alla libertà di espressione, all'identità, all'eloquenza che può essere espressa anche col silenzio. Un tema decisamente attuale.