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Simone Del Sere: le voci del Mediterraneo a Santissima Annuziata

Il Chiostro Grande della Basilica presenta domani sera le opere dell'artista in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. La mostra resterà visitabile gratuitamente da mercoledì 2 a sabato 12 ottobre.

Mater Migrantes di Simone Del Sere

Mater Migrantes di Simone Del Sere

Firenze, 28 settembre 2024 - Le forme dell'uomo nel mondo. Voci lontane, sempre presenti, legate al dramma delle guerre e delle migrazioni, al dolore di vite spezzate, sepolte a migliaia nel cuore del Mediterraneo: non è un caso quindi che la mostra di Simone Del Sere,  "Le voci del Mediterraneo", venga inaugurata in anteprima proprio domani al Chiostro Grande della Basilica di Santissima Annunziata, dove si terranno le celebrazioni in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato.

Diplomato all'Istituto d'Arte di Firenze, l'artista fiorentino vanta un passato "digitale" nel campo dell'audiovisivo e delle nuove tecnologie applicate al web, e un presente "analogico" orientato verso la concretezza della materia e la sua sperimentazione: da questa tensione intima e personale nasce il suo viaggio artistico, che invita a riflettere il pubblico sulle tragedie che avvengono quotidianamente sul Mediterraneo. Protagoniste delle sue creazioni sono le maschere, una rappresentazione simbolica e potente dell'umanità ridotta al grado zero, spogliata della propria identità e confinata nello spazio anonimo dei numeri e della merce. 

L'esposizione - visitabile gratuitamente da mercoledì 2 a sabato 12 ottobre - è suddivisa in quattro aree tematiche, che si aggiungono a "Mater Migrantes", ispirata all'iconografia della Madonna della Misericordia per chiedere la salvezza di tutti coloro che si mettono in viaggio, e "La sognatrice sulle acque": un percorso suggestivo che dalla serie "Transmigrazioni", con le sue maschere dell'alterità umana raffinate quanto imperscrutabili, si sposta verso la violenza dei colori e delle forme di #Justanumber (1 e 2), decine di occhi di naufraghi sconosciuti e dimenticati che osservano la nostra indifferenza. Fino a "Pesci neri", dove i volti sono degradati ad oggetti inscatolati da vendere al mercato alimentare, metafora agghiacciante della disumanizzazione subita da individui nascosti, trasformati e anonimi nella loro provenienza e identità: voci lontane, sempre presenti.