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Vincenzo Salemme: "Una festa esagerata...!"

La recensione allo spettacolo

Vincenzo Salemme in 'Una festa esagerata'

Firenze, 24 febbraio 2018 - La storia narra di una famiglia borghese, composta da padre, madre e figlia e  del suo debutto in società. Non potrebbe esserci nulla di più semplice se non fosse che il padre (Vincenzo Salemme), uomo di valori morali, leggermente presuntuoso e amante del teatro, deve confrontarsi con una moglie (Teresa Del Vecchio) affamata - come tanti disperatamente -  di popolarità e di scalata sociale, disposta a tutto pur di incassare soldi e fare la vita da borghese, scendendo a compromessi con la politichina locale. 

E' in scena al teatro Verdi di Firenze fino a domenica "Una festa esagerata...!" la nuova commedia scritta diretta e interpretata da Vincenzo Salemme. Nata da un'idea del prolifico autore, gli ha permesso di raccontare in modo grottesco e ironico il buco nero dell'animo umano. Una commedia dai toni ironici e ben costruita, coi ritmi tecnici teatrali che non fanno rimpiangere colossi del sorriso mondiale come "Rumori fuori scena" di  Michael Frayn. Sul palcoscenico del Verdi si dipana un meccanismo perfetto scritto dallo stesso Salemme che sceglie come interlocutore muto, come testimone del tempo,  Eduardo (de Filippo).

Dunque "Una festa esagerata..!! è anche l'omaggio di uno degli allievi più prolifici al grande drammaturgo italiano.     In questa storia non possono mancare le pedine degli imprevisti interpretate da un cast che direi eccezionale perfettamente rodato. C'è la  figlia Mirea a cui Gennaro Parascandalo cerca di insegnare i valori come l’amore e il rispetto, ma è molto più presa dai beni materiali confondendo amore e soldi; un furbo-napoletano che cerca di fare l’indiano a servizio dei padroni di casa; un neo-portiere del palazzo (Antonio Guerriero) impegnato nelle elezioni di condominio; un prete tutto da ridere ma ahimè alternativo come ce ne sono oggi e anche la storia di un vecchio pseudo amore  che continua a tornare nella vita del protagonista e che ne è trama portante.  Il pubblico si diverte: nella  trama  non ci sono momenti di stanca, nonostante  due ore di spettacolo senza intervallo. E anche nonostante  la napoletanità del linguaggio  che pur essendo in scena  a Firenze è stato capito e condiviso da tutti.  In ordine di apparizione Nicola Acunzo, Vincenzo Borrino, Antonella Cioli, Sergio D'Auria, Teresa del Vecchio, Antonio Guerriero, Giovanni Ribò, Flavia Stellato: sono i nomi dei convincenti attori in scena perfetti nei loro ruoli. 

E dunque, se gli applausi alla fine sono scroscianti è perché  c'è tanta bravura nel capire l'animo umano, tanta attenzione da parte del regista e drammaturgo VIncenzo Salemme che da tutta la vita legge pile di libri, di giornali, si documenta, non  dimentica e fa tesoro della lezione eduardiana. Quella  di guardare la gente e portare in scena  esattamente le storie della gente. Mai sentendosi superiore, semmai in condivisione con gli altri.  E va anche detto che il tratto distintivo di Vincenzo Salemme,  forse uno dei pochi antidivi del teatro e cinema italiano, non è mai stato né il fascino, comunque innegabile,   né la profondità di pensiero,   bensì una certa velata malinconia molto eduardiana.    Uno spettacolo da vedere e proprio da non perdere: perché  sproni al  dialogo tra le persone di cui in tempo di social, per assurdo, tanto abbiamo bisogno. Uno spettacolo per la gente che in qualche modo provi a volersi più bene. Senza retorica. Meritati applausi scroscianti.