MAURIZIO COSTANZO
Cronaca

2 maggio 1933, nasce la leggenda del mostro di Loch Ness. Ecco perché

Una spedizione scientifica pur analizzando le acque del lago palmo a palmo non riuscì a mettere la parola fine alla leggenda

 Il mostro di Loch Ness (foto Ansa)

Il mostro di Loch Ness (foto Ansa)

Firenze, 2 maggio 2023 - Era il 2 maggio del 1933 quando venne riportato il primo avvistamento in tempi moderni di quello che sarebbe passato alla storia come il mostro del lago di Loch Ness, soprannominato Nessie. Da quel giorno è andata sempre più alimentandosi la leggenda secondo la quale nelle profondità di quelle cupe acque, vivrebbe una creatura misteriosa. Formato dall’unione di più corsi d’acqua, Loch Ness si estende per 23 miglia a Sud della città di Inverness. Sebbene non sia uno dei laghi più vasti di Scozia, è il maggiore per volume e contiene più acqua dolce di tutti i bacini di Inghilterra e Galles messi insieme. L'oscurità dei suoi fondali ancora oggi alimenta il mito fantasioso di Nessie, tanto che gli studi sul lago superano perfino quelli condotti su alcune storiche istituzioni britanniche come Buckingham Palace, facendo di questo posto una vera attrazione. L’alone di mistero e leggenda che da quasi 18 secoli circonda il celebre lago scozzese, nonché il fantomatico mostro che nuoterebbe nelle sue acque, è intramontabile. Ma qualche anno fa una spedizione scientifica ha cercato di porvi un argine, andando davvero alla ricerca di questa presenza misteriosa. I ricercatori dell'università neozelandese di Otago hanno pensato bene di raccogliere l'acqua del bacino scozzese a tre profondità diverse per poi analizzarle impiegando il metodo del Dna ambientale, che consiste nell'analisi delle minuscole tracce lasciate in acqua da qualunque organismo viva nel lago. In questo censimento unico, gli studiosi sono andati alla ricerca di eventuali analogie con la presenza di un enorme rettile marino ormai estinto, come quello teorizzato dalla cosiddetta ipotesi Giurassica. Il risultato dello studio ha parlato chiaro: nessun plesiosauro del Giurassico, né squali, storioni o pesci gatto giganti. Il celebre, quanto elusivo, mostro di Loch Ness potrebbe essere in realtà un'anguilla gigante. Tuttavia il Dna delle anguille europee presenta però un altro problema, dal momento che questa specie di solito non supera il metro e mezzo di dimensioni, mentre secondo chi avrebbe visto Nessie, le sue dimensioni sarebbero state ben maggiori. I dati raccolti in questo studio non mostrano ovviamente le dimensioni delle anguille nel lago, ma va tenuto presente che nel 1865 fu avvistato nel lago di Leurbost un serpente marino gigante, simile ad un'anguilla. Analizzando il Dna prelevato dai campioni d'acqua di Loch Ness, gli studiosi hanno trovato tracce di numerose specie: 11 di pesci, tre di anfibi, 22 di uccelli e 19 di mammiferi. Non è mancata qualche sorpresa: è emersa infatti una grande diversità di microorganismi, prima sconosciuti, tra cui alcuni che di solito vivono in acque salate, mentre altri devono ancora essere identificati. Mistero risolto dunque? Non si direbbe proprio: "Loch Ness – hanno spiegato i ricercatori - è immenso e i segnali del Dna nell'acqua si dissolvono rapidamente. C'è la possibilità che i campionamenti siano stati fatti nel posto sbagliato nel momento sbagliato o che il metodo utilizzato non possa rilevare Nessie perché la sua sequenza di Dna non coincide con nessuna di quelle presenti nel database". La scienza non ha messo dunque la parola fine alla leggenda, perciò per gli appassionati di Nessie c'è ancora speranza. Nasce oggi Umberto Galimberti nato il 2 maggio del 1942 a Monza. È uno dei più noti filosofi italiani, saggista e psicanalista. Ha scritto: “È come se fotografandosi, i ragazzi cercassero l’identità che non possiedono, e la trovassero più attraverso la loro rete che attraverso i loro occhi”.