Taranto, 18 agosto 2012 - NON C’ERA l’Apecar, simbolo del risveglio dei tarantini. Al suo posto ha aperto la manifestazione un carrello su cui è stato montato un impianto stereo. E subito è partita la canzone di Rino Gaetano: ‘Nuntereggae più’. Erano circa in duemila alla manifestazione organizzata dal Comitato ‘cittadini e lavoratori liberi e pensanti’ in piazza Maria Immacolata, nel centro di Taranto.
Nonostante il divieto della questura, i manifestanti hanno fatto un corteo simbolico che da piazza Immacolata ha raggiunto piazza della Vittoria, a poca distanza dalla prefettura dove era in corso il vertice con i ministri Clini e Passera. Su due cose, i manifestanti, erano tutti d’accordo e le ripetevano a gran voce: l’Ilva deve smettere di uccidere la gente. E i politici hanno tradito e fatto respirare ai tarantini i veleni degli impianti. Tanti gli striscioni esposti: «Non siamo inClini a morire di cancro», “L’industria fissa è monotona”, “Riva assassino”. Fino al più esplicito “Per voi politici prima il denaro, poi la salute. Che dio vi maledica”.
TANTI gli applausi riservati al gip Patrizia Todisco che il 26 luglio ha fatto sequestrare sei reparti a caldo del siderurgico e che il 10 agosto ha ordinato all’Ilva di fermare gli impianti. Un manifestante ha sfoggiato una maglietta con la scritta “Help Todisco”, un bimbo un cartello sul quale era annotato: “Todisco santa subito”. E se il nome del giudice è stato acclamato ripetutamente dalla folla, il presidente della Regione Nichi Vendola è stato inondato di fischi ogni volta che dal palco veniva pronunciato il suo nome. Sul palco è salito anche l’operaio dell’Ilva Cataldo Ranieri, anche portavoce del comitato, che ha invitato tutti a «essere uniti per andare a prendere, senza la violenza, i responsabili dell’inquinamento e dei morti provocati dall’Ilva». Più duro l’altro esponente del comitato, Massimo Battista, che ha detto che a Taranto sarebbe dovuto venire un solo ministro, quello della Salute, «per chiedere scusa per i morti che piangiamo da 50 anni».
Poi, ha preso la parola Mauro, militare tarantino 34enne, che da tre anni vive a Firenze per curare il suo bambino all’ospedale fiorentino Meyer: ha mostrato l’enorme cartello con la foto del figlio Lorenzo, che un tumore dalla nascita e ha perso la vista. Ma la città neppure oggi si è dimostrata unita. Alcune centinaia di operai aderenti a Fim e Uilm hanno bloccato per due ore le statali 7 Appia e 106 ionica per dire che «ci sono altre città più inquinate di Taranto» e che «l’Ilva non può essere chiusa». . Anche loro, quasi piu’ degli altri, inneggiavano al gip Todisco.
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