Firenze, 31 agosto 2013 - «UN MAGISTRATO deve sapere bene chi frequenta fuori dall’ufficio. Per esempio io, quando posso vado a caccia voglio sempre sapere chi c’è con me..». Prudente e scaltro, riservato, sicilianissimo innamorato di Firenze, Antonino Guttadauro — procuratore capo a Prato, poi procuratore distrettuale antimafia a Firenze, scomparso oggi a 84 anni — era uno di quei magistrati che sentono il dovere anche di dimostrare la loro integrità, che è poi l’integrità dell’Istituzione che incarnano.
Ogni giorno, atto dopo atto. Giudiziario e non. Tra gli appassionati che lo accompagnavano nelle battute c’era il suo amico e collega Pierluigi Vigna, a cui nel settembre ’97 succedette alla guida della prestigiosa procura fiorentina, incarico lasciato quattro anni esatti più tardi (settembre 2001) per limiti d’età. Da pensionato Guttadauro, molto legato all’attuale procuratore Giuseppe Quattrocchi e al sostituto Giuseppe Soresina, fu per qualche tempo, fino all’ottobre del 2007, Garante dei diritti dell’Università di Firenze, per vigilare sul rispetto della libertà di insegnamento e di ricerca e dei diritti degli studenti. Inquirente riservatissimo, Guttadauro. Più che prudente con i giornalisti. Financo durante le conferenze stampa. Al massimo qualche accenno figurato. Stava a te capire, lui non aveva detto nulla. ‘Avversario’ in tante cause l’avvocato Alessandro Traversi lo ricorda come «un pm dall’approccio signorile, persona di grande umanità e comprensione. Con la sua scomparsa, dopo quelle di Chelazzi e Vigna, finisce un pezzo di storia gloriosa delle procura fiorentina. E di tutti noi».
«Un investigatore tenace, chapeau» sottolinea l’avvocato Gianluca gambogi, consigliere dell’Ordine degli avvocati. «Con Guttadauro — è il cordoglio espresso dal governatore Enrico Rossi anche a nome della giunta — se ne va una figura di spicco della nostra regione, un uomo che ha dedicato la sua vita al servizio della giustizia, svolgendo per intero la sua carriera di magistrato in Toscana, dai primi incarichi di pretore a Firenze e Pontedera, fino alla guida delle Procure di Prato e Firenze».
GUTTADAURO entrò in magistratura nel 1957. Dal 1965 a Firenze, svolse le funzioni di sostituto procuratore e, dal 1980, quelle di sostituto procuratore generale fino al 1991, anno in cui fu nominato procuratore della Repubblica presso il tribunale di Prato. Nella città laniera coordinò il lavoro dei sostituti impegnati nell’indagine sulla cosiddetta «mafia del tessile» un’associazione a delinquere che acquisiva aziende decotte per riciclare e inserirsi nei gangli produttivi della città. L’impianto accusatorio resse, però i giudici non riconobbero l’esistenza del 416 bis, lo stampo mafioso dell’associazione. Nell’estate ’95 poi, l’indagine sulla presunta violenza sessuale e l’uccisione di una bambina di due anni da parte del patrigno. Tra i processi ‘fiorentini’ più importanti di cui si era occupato, quelli ai mandanti dell’assassinio del giudice Occorsio e contro Azione Rivoluzionaria, poi l’inchiesta sulla strage di Natale del rapido 904, contro le cellule toscane di Prima Linea: da sostituto procuratore generale chiese nel febbraio ’85 la conferma del giudizio di primo grado a carico di Sergio D’Elia condannato per il tentato assalto alle Murate in cui (20 gennaio 1978) rimase ucciso l’agente Fausto Dionisi).
Investigatore fino all’ultimo giorno di lavoro, Guttadauro: nel giugno 2001 coordinò i sostituti Luigi Bocciolini di Firenze e Paola Cameran (Padova) nel blitz antidoping al Giro d’Italia di ciclismo: nove ore di perquisizione, 200 agenti. Pochi mesi prima (nel settembre 2000) un altro grande impegno: la seduta davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta del Senato sul ciclo di rifiuti e le attività ad esso connesse con il dovere di riferire (in seduta pubblica e in seduta segreta) elementi delle indagini sull’intromissione della camorra in Toscana, mediante il riciclaggio di danaro proveniente dalla gestione illecita di rifiuti. Guttadauro lascia cinque figli, una dei quali, Giuseppina, magistrato presso il tribunale civile.
giovanni spano
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