di Laura Gianni

Firenze, 6 novembre 2013 - «SONO PAPA FRANCESCO, Annarosa: ho ricevuto la tua lettera». E, boom, un tonfo al cuore, il cervello che annaspa cercando un appiglio sicuro: «Uno scherzo? No, è proprio lui...».
A distanza di giorni ha ancora la voce che vibra di emozione, Annarosa Marino. «Non è esperienza di tutti i giorni ricevere una telefonata del Papa, anche se so di non essere stata la prima...», dice.
Vero. Ma lei, destinataria della nuova telefonata del Pontefice, è una divorziata che ha ottenuto dalla Sacra Rota l’annullamento del matrimonio religioso. E, perdipiù, sta coltivando qualche pensiero su un nuovo sposalizio davanti all’altare. E difatti sarebbe stato questo uno degli argomenti della conversazione avuta con il Santo Padre. «Sì — afferma Annarosa Marino — il papa mi ha chiesto di pregare per tutti i separati e i divorziati che sono figli di Dio in attesa di ritrovare la Casa del Padre che per loro è e resterà sempre aperta. Ha parlato con grande dolcezza».


E LA RICERCA di questa comprensione e accoglienza aveva del resto spinto la giovane donna a cercare papa Bergoglio. Impiegata delle Poste, 38 anni, abruzzese di origine, romana di adozione ma «cittadina ad honorem» di mezza Italia — Firenze compresa — grazie a un lavoro che l’ha portata a spostarsi molto per la Penisola, lo scorso marzo ha ottenuto dalla Sacra Rota l’annullamento del matrimonio religioso celebrato nel 2006: per lei non è una formalità, bensì l’epilogo liberatorio di un profondo tormento interiore. «Mi sono sposata in chiesa, con convinzione, anche se lui si dichiarava ateo — racconta — Eravamo fidanzati da tre anni e io credevo di conoscere l’uomo con il quale sono andata all’altare. Non era così e l’avrei scoperto subito».
A dividere i neo sposi — spiega la donna — sarebbe stata soprattutto la divergenza di opinioni sui figli. «C’erano dei segnali, dei dubbi anche prima della cerimonia — ammette — ma li ho ignorati, sbagliando. Così, dopo, sono caduta in una crisi depressiva che sarebbe durata anni. E’ stato un periodo difficile, mi sono separata e ho divorziato civilmente, ma mi sono anche allontanata dalla Chiesa e dalla Fede. Poi, grazie a una psicoterapeuta, ho deciso di appellarmi alla Sacra Rota». Un percorso comunque duro. «A marzo, con l’annullamento, ho provato un grande senso di liberazione che, a maggio, mi ha portato a scrivere la lettera per raccontare al Papa la mia storia. E’ stato un impulso. Ammiravo Giovanni Paolo II, provo grande tenerezza per Benedetto XVI, ma Papa Francesco è speciale e a lui ho affidato la mia gioia».


UN ISTINTO. Sorride Annarosa Marino, mentre spiega candidamente che non sapeva nemmeno come fare e così ha chiamato il centralino della Santa Sede per farselo spiegare. «E’ bastato affrancare una busta. Unico indirizzo, ‘Stato Città del Vaticano’».
Poi venerdì il cellulare ha squillato. Lei era in un negozio di un centro commerciale. Dall’altra parte una voce le parlava con dolcezza, dandole del tu. «Il Santo Padre mi ha chiamato direttamente, senza farsi annunciare o passare la chiamata — ricorda Annarosa Marino — Aveva letto la mia storia, mi ha detto che sono stata forte e coraggiosa e che ora posso risposarmi con l’uomo che ho conosciuto qualche anno fa e che amo: Lui pregherà per noi il giorno in cui pronunceremo il nostro sì», ricorda la giovane che non ha mancato di chiedere al Pontefice di celebrare le nozze anche se, precisa, «per ora non c’è neanche una data fissata»
Pochi minuti, poche frasi. Poi il commiato. La sensazione, per la trentottenne, che niente sarà più uguale a prima. Perché, dice, «anche per chi ha commesso errori, nonostante il buio e la disperazione, dietro l’angolo c’è sempre la speranza».
A volte una telefonata cambia davvero la vita.