MARCO
Cronaca

A casa una sorpresa inaspettata. Una bella camminata per la città

L’ascensore lasciato aperto, le scale da fare a piedi e scoprire che la porta era chiusa senza le mandate

A casa una sorpresa inaspettata. Una bella camminata per la città

L’ascensore lasciato aperto, le scale da fare a piedi e scoprire che la porta era chiusa senza le mandate

Vichi

Appena il treno si ferma si aprono le porte e scendo giù tagliando la strada a una bambina.

"Scusa" dico.

Mi gira un po’ la testa. Cammino lungo i vagoni in mezzo a gente sudata e a valigie con le rotelle.

Mi fanno male le gambe. Nell’atrio della stazione c’è un gran movimento di gente. Sono a Firenze, ma non mi sento ancora a casa.

"Tra poco sarò a letto " mi dico.

Sono le dieci e dieci. È maggio, non fa poi così caldo.

C’è una vecchia seduta in terra che mi guarda, passandole davanti lascio cadere cento lire nella sua mano sudicia.

M’incammino alla fermata del diciassette. Nella tasca gioco con l’ultima moneta da cento. Mi ricordo che non ho nemmeno i soldi per il biglietto e decido di andare a piedi. Tanto il diciassette non arriva mai.

Sono stordito e stanco. Non vedo l’ora di essere a casa. Giro in via Guelfa e di lontano vedo la mia casa, all’ultimo piano di un vecchio palazzo. Adesso mi fa quasi freddo, forse è solo stanchezza. Affretto il passo. Arrivo sotto casa e apro il portone del palazzo. Non vedo l’ora di sdraiarmi.

Chiamo l’ascensore e sento un gnngl lontano, in alto, e nulla si muove. Premo di nuovo il pulsante. Gnngl, tutto fermo.

"Ne ho passate di peggio" mi dico, e comincio a salire le scale.

Arrivo all’ultimo piano con il fiato grosso, e vedo che la porta dell’ascensore è rimasta aperta.

La chiudo, un po’ seccato.

"Ce n’è di gente stronza" penso.

Comunque meglio così, non è guasto. Infilo la chiave e mi accorgo che mancano le mandate di sicurezza.

"Eppure..." dico tra me.

Spingo la porta. Trovo molte luci accese, non capisco, cerco di ricordare... mi sembrava di averle spente tutte.

A un tratto sento nell’aria l’odore di Sonia, e penso a un’allucinazione. Ci sono anche dei rumori. Avanzo in punta di piedi nel corridoio, sbircio in camera da letto e vedo lei... Sonia.

È chinata sul letto e sta piegando qualcosa. Già, aveva ancora le mie chiavi.

"Stai calmo" mi dico.

Entro in camera con un sorriso.

"Sonia, che ci fai qui?" le chiedo con un brivido.

Non sto più nella pelle. Sono secoli che non la vedo. È bellissi-

ma, ovviamente. Lei non batte ciglio. Non si è nemmeno spaventata. Eppure sono arrivato come un gatto.

"Non lo vedi?" dice lei, tranquilla.

"Non lo vedi cosa?" chiedo, gentilissimo.

"Sei sempre più bella " penso.

"Sono venuta a prendere il piumino" fa lei.

(8 - continua)