E’ la Pompei in riva d’Arno. L’abbazia millenaria di Settimo, nasconde sotto metri di sedimento alluvionale tesori nascosti che stanno uscendo grazie alla determinazione del Parroco, don Carlo Maurizi e all’impegno di Paolo Nocentini, vero mecenate che sta finanziando lo scavo e il recupero di uno dei fari della cristianità. La campagna di scavo è condotta con la supervisione della Soprintendenza.
E ieri è arrivato il momento di condividere un altro passo in avanti, altri ritrovamenti eccezionali. All’incontro erano presenti, la Soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio, di Firenze, Pistoia e Prato Antonella Ranaldi, che segue la Badia con il collega di Siena e Grosseto, Gabriele Nannetti, oltre ai funzionari di zona Ursula Wierer, Anna Floridia, Elena Alfani, Alberto Agresti, il sindaco Sereni.
In questi mesi i lavori di restauro si sono concentrati principalmente sulla sala del capitolare dell’edificio sacro di origine cistercense, fondata nell’anno mille. E dopo il ponte sepolto scoperto a marzo 2023 sul lato esterno, stavolta nello spazio dove i monaci in passato erano soliti riunirsi per prendere le decisioni sulla vita dell’abbazia, è emerso l’antico sepolcro degli abati, la cui memoria era andata totalmente perduta.
Una scoperta sensazionale: il sepolcro è arrivato intatto fino ai giorni d’oggi. All’interno gli archeologi hanno trovato resti ossei tra strati di fango ancora umido. In tutto una ventina di corpi che farebbero pensare sepolture per oltre 300 anni. Lo studio dei corpi rappresenterà una ricca fonte di informazioni sullo stile di vita dei monaci dell’abbazia in un periodo di tempo che copre diversi secoli.
Il tutto è stato reso possibile grazie alla rimozione della pavimentazione moderna rialzata di quasi due metri rispetto a quella originale che era sotto uno spesso strato di sabbia, detriti e i resti di un pavimento in gran parte mancante. E tra questi detriti è uscita l’altra sorpresa: la testa di un Cristo in terracotta, la cui conformazione e i tratti stilistici potrebbero essere riferibili ad un busto della seconda metà del Quattrocento. La testa è stata restaurata da Elena Alfani della Soprintendenza di Firenze e riconsegnata ieri alla Badia, in occasione della conferenza stampa.
Nel corso della sua storia l’Abbazia di Settimo ebbe rapporti con alcuni dei più grandi artisti del medioevo e del rinascimento: dal Buffalmacco ad Andrea del Sarto, dal Ghirlandaio ai Della Robbia, da Leonardo Da Vinci a Filippo Brunelleschi. Molto del suo patrimonio è stato recuperato, ma moltissimo è andato perso o venduto.
Fabrizio Morviducci