
Infermiere in un reparto ospedaliero
Firenze, 12 maggio 2016 - Sul lettino del ginecologo come nella tana dell’orco. Mentre racconta della sua esperienza, sembra di vivere il gelo di quello studio «privato» in cui era stata attirata, probabilmente secondo un disegno premeditato, dal suo specialista di fiducia. Già, la fiducia: è forse stata quella che nutrivano verso di lui le sue pazienti a permettere al professionista fiorentino – che opera anche in Valdarno – di abusare, secondo le accuse della procura di Firenze, di almeno sette donne.
Così, la prima delle sue vittime, o per lo meno la prima che ha avuto il coraggio di denunciare, racconta di come quel consulto si trasformò nell’incubo. Dalla visita classica, al controllo dei nei. Dal controllo dei nei ad un’occhiata alla cervicale. Pretesti, per spingersi sempre più in là. «Mi ha fatto sbottonare i jeans dicendomi che il punto iniziale dei dolori della cervicale era nella zona lombare e doveva sentire dov’era...». La manovra del ginecologo diventa un abbraccio e lei, 37 anni, inizia a sentire «un certo imbarazzo per l’eccessiva vicinanza fisica».
Ma lui va avanti: «Ha stretto la presa e si è avvicinato ulteriormente, attaccando il suo corpo al mio e iniziando a muoversi ripetutamente addosso a me». Con una mano le tiene la testa e con l’altra la cinge. Le toglie i jeans, la tocca nelle parti intime. Lei lo supplica di smettere, lui pare in trance. La chiama con il nome di un’altra donna, le sussurra «stai tranquilla, rilassati, va tutto bene».
La donna è paralizzata: «Ho iniziato a dirgli che mi stavo sentendo male, che mi sentivo le gambe cedere, che avevo freddo, che dovevo assolutamente vestirmi e che doveva lasciarmi andare. Nel frattempo, la paura era cresciuta e riuscivo a stento a fare un pensiero compiuto». Ma lui non demorde, va avanti. Le dice di appoggiarsi sul lettino. «A questo punto ho provato un brivido di terrore». Lei lo prega di smettere. Lui ripete come se stesse recitando un copione già collaudato. «Stai tranquilla, rilassati, va tutto bene».
Altri racconti, agli atti del procedimento aperto dal pm Ornella Galeotti, sono simili. Il ginecologo adesso è ai domiciliari. Non può esercitare. Le indagini proseguono. Per capire ad esempio se, magari camuffandoli con medicinali tipo il gel ecografico, abbia usato sostanze narcotizzanti.