Ultima parola della Cassazione, a porre fine all’incredibile calvario giudiziario di F.C., 59 anni, fiorentino, padre che per quasi dieci anni ha lottato in tribunale contro le accuse di aver abusato sessualmente delle due figlie di quattro e otto anni. La Suprema Corte ha confermato l’assoluzione ("perché il fatto non sussiste") pronunciata dalla corte d’appello nel 2020. Sentenza che era stata impugnata dalla procura generale.
"Siamo molto contenti per l’esito di questa terribile vicenda, di una vicenda pazzesca - affermano i legali del 59enne, Carlotta Corsani e Gianluca Gambogi -: un’odissea da non credere. In quasi 10 anni sono stati celebrati 7 processi di cui 3 per Cassazione. Venerdì scorso la Suprema Corte, respingendo, dichiarandolo inammissibile, il ricorso della Procura Generale contro la sentenza di assoluzione della Corte d’Appello di Firenze del febbraio 2020, ha messo la parola fine su questa vicenda incredibile". "Il nostro assistito - concludono Gambogi e Corsani - è un uomo che può gridare al mondo la propria innocenza, e dopo la detenzione in carcere e il lungo periodo trascorso in una struttura di accoglienza potrà riprendere una vita normale".
Nell’ultimo processo di merito, i giudici avevano riascoltato la sua accusatrice, ovvero la moglie che, qualche tempo prima della separazione, denunciò il marito aveva compiuto atti sessuali terribili nei confronti delle due figlie. Ma la nuova audizione non ha convinto i giudici. Che hanno sottolineato come già dall’incidente probatorio vi fossero discrepanze fra i racconti delle due bambine. Tuttavia, F.C. in primo grado, in abbreviato, era stato condannato a sette anni a mezzo, pena ridotta a cinque nel primo appello. Ma nel maggio del 2015, la Cassazione rimandò indietro il procedimento per "mancanza, illogicità e contraddittorietà delle motivazioni in ordine alle prove e soprattutto in ordine alla non corretta valutazione delle dichiarazioni (discordanti, ndr) rese in incidente probatorio dalle figlie minori". Dopo questa Cassazione, ci fu una nuova condanna in Appello e un nuovo annullamento della Cassazione. L’inizio della fine.