Firenze, 15 settembre 2024 – Ha confessato tutto ai parenti qualche mese fa, con una chiamata al telefono. La voce interrotta dai singhiozzi: “Zio mi ha fatto del male”. Poi il silenzio. Poche parole, sufficienti per far scattare l’allarme.
Perché a pronunciarle è stato un bambino di tredici anni, residente insieme alla madre e alla sorellina più piccola nel fiorentino. È una storia difficile da raccontare, e ancora più difficile da accettare. Dopo aver sputato fuori quella frase, il piccolo ha poi raccontato quanto subito anche alla madre, subito allertata dai parenti.
Un altro campanello di allarme era emerso anche qualche giorno prima della telefonata, quando il ragazzo aveva chiesto: “Mamma, chi sono i pedofili?”. Domanda che lasciò senza parole la donna, la quale cercò a più riprese di parlare con il figlio e capire da cosa dipendesse quella inquietante curiosità. Poi una seconda sconcertante verità: dopo la denuncia e l’inizio del processo nei confronti dello ’zio’, durante l’incidente probatorio il piccolo rivela ulteriori violenze, perpetrate però dal patrigno.
Abusi sessuali ripetuti negli anni, prima da parte dello ziastro poi da parte dal marito della mamma. Due fratelli di 38 e 40 anni, residenti anche loro nel fiorentino, che a distanza di anni avrebbero approfittato del piccolo nei momenti in cui la donna era fuori per lavoro.
“L’avere immagini pedopornografiche sul telefono può essere una semplice curiosità”, sono state le parole del patrigno per giustificare quanto rinvenuto un giorno nella galleria multimediale del fratello. Mentre, si legge negli atti, al figliastro avrebbe più volte detto: “Tanto non ti crederanno… non raccontare nulla neanche alla mamma perché ci separeremo e tanto non ti crederanno”.
Più grave quindi sarebbe la posizione del patrigno, nei cui confronti, negli ultimi periodo, sarebbe cambiato radicalmente anche l’atteggiamento della seconda figlia di quattro anni. Che ha mostrato difficoltà a salutarlo con abbracci o baci, e più volte ha urlato “no, no, no” quando si è trovata con lui da sola nella cameretta. L’uomo aveva conosciuto e sposato la donna nel 2015, dopo che quest’ultima si era lasciata con il precedente marito, dal quale ha avuto il figlio maschio. Nei primi anni lui si dimostra amorevole con i bambini, e si prende cura di tutta la famiglia. Poi però qualcosa si rompe. Comincia un periodo di vessazioni e intimidazioni: la donna viene isolata dal resto della famiglia. Violenze verbali e in alcuni casi fisiche, senza però mai mettere di mezzo i due ragazzini. O almeno è quello che la donna credeva.
Il caso è finito in tribunale. La donna ha ottenuto davanti al tribunale civile di Firenze un ordine di protezione contro gli abusi familiari e di divieto di avvicinamento, e la presa in carico dei due bambini da parte dei servizi sociali per un supporto psicologico. Parallelamente, sul versante penale, lo ziastro è stato rinviato a giudizio per violenza sessuale su minore, mentre è ancora in fase di indagini preliminari il caso del padre.