Firenze, 3 gennaio 2025 – È molto affaticata, provata dai vari interventi chirurgici affrontati in questi giorni, ma ha voglia di raccontare la sua storia Martina Voce, la ragazza fiorentina che vive a Oslo accoltellata dall’ex fidanzato il 20 dicembre scorso, mentre si trovava al lavoro. Si sta riprendendo piano piano, ha letto qualche messaggio di amici e parenti, è riuscita a bere un po’ di acqua autonomamente, un cucchiaino, a fare qualche passo lungo i corridoi dell’ospedale di Oslo e a parlare. Ieri è stata sentita dalla polizia norvegese per due ore.
Prima di tutto, come sta?
“Sto bene, faccio un passo alla volta. Sono un po’ ammaccata, ma sono felice di essere viva”.
Cosa ricorda di quel giorno?
“Tutto, non ho mai perso conoscenza. Ero sulle scale, lui mi è arrivato alle spalle, mi ha chiesto se mi ero fidanzata e io gli ho risposto che non erano affari suoi e che se non doveva comprare niente allora poteva andarsene. Ma è entrato dopo di me e mi ha colpito con una prima coltellata alla natica e poi sulla parte alta della schiena. Ho cercato di proteggermi come potevo, con le mani e le braccia. Tre miei colleghi sono arrivati ad aiutarmi, rimanendo feriti anche loro. Ho indietreggiato, ma ha continuato a colpirmi e quando sono caduta si è avventato sopra di me. Rideva, sembrava felice di farmi del male. Ho cercato di tenerlo lontano con le gambe, ma mi ha colpito all’orecchio fino a raggiungere la lingua. Il mio fidanzato, insieme a un altro collega, è riuscito a fermarlo e poi è corso da me e mi ha tamponato la ferita. Dopo un minuto sono arrivati i sanitari e mi hanno trasportato all’ospedale”.
Cosa prova ora?
“Molta rabbia. Non ha avuto il coraggio di guardarmi negli occhi. Ha iniziato a colpirmi alle spalle”.
Cosa le capita di pensare da quel giorno?
“Che sono stata fortunata. C’è stato un momento, mentre ero a terra, che ho pensato che sarei morta. I miei colleghi mi hanno salvato la vita”.
La vostra relazione era finita da questa estate. Lei lo aveva lasciato, ma lui continuava a cercarla, ha mai pensato che potesse arrivare a tanto?
“Francamente non ho mai pensato che mi potesse fare del male. Certo mi stalkerizzava sui social, era insistente, ma niente di più. Non avrei mai immaginato che potesse fare una cosa del genere. Forse avrei dovuto sentire qualche campanello d’allarme, non sottovalutare nulla e infatti voglio dire a tutte le donne di denunciare al primo segnale”.
Durante la relazione ce ne erano stati?
“Era geloso e possessivo, ma non era violento, non mi ha mai messo le mani addosso. Siamo stati insieme due anni, abbiamo convissuto. Ha conosciuto la mia famiglia, è venuto in vacanza con me e mio padre, a Firenze ha dormito a casa di mia madre. Era impensabile arrivasse a tanto”.
Ha raccontato che prima dell’aggressione lui aveva usato una scusa per vederla, ma lei ha rifiutato. Sente di essere sfuggita a quell’ultimo incontro che spesso si rivela fatale?
“Ha tentato di incontrarmi con una scusa, mi aveva detto di aver preso un gatto come quello ho io in Italia e voleva che andassi a casa sua a vederlo. Non ci sono cascata e a questo punto credo di essermi salvata due volte”.
Che progetti ha per il futuro?
“Rimarrò qui ad Oslo e continuerò a fare quello che facevo prima: studiare e lavorare”.