Acqua alta e giungla burocratica: "Lasciati soli, oggi come ieri"

La rabbia di cittadini e imprese che lamentano l’assenza delle istituzioni. "Aiuti? Solo quelli dei volontari"

"Saranno passati anche nove mesi ma siamo sempre al giorno zero. Almeno dal punto di vista degli aiuti economici". È quanto emerge parlando con i cittadini, commercianti e imprenditori di Campi. Ringraziando ancora i tantissimi ’angeli del fango’, il refrain è chiaro: "Le istituzioni sono assenti".

"Sono riuscita a prendere il primo rimborso, di tremila euro. Ma l’alluvione ha distrutto tutta l’abitazione" racconta Laura Miceli che proprio il 2 novembre era tornata dall’ospedale dopo aver partorito due gemelli. Quella sera è ancora ben impressa davanti ai suoi occhi. "L’acqua ha cominciato a infiltrarsi da sotto le porta verso le 22, dopo mezz’ora era arrivata a 80 centimetri, mentre in giardino un metro e mezzo. Mi sono chiusa in camera con il piccolo, la femmina l’avevano tenuta in ospedale. Poi il letto e i comodini hanno iniziato a muoversi. Mio marito ci ha preso in braccio e ci ha messo in salvo portandoci dai vicini" ricorda la donna.

Massimo Bucci e Paola Barducci sono marito e moglie e soci in affari: nell’alluvione hanno avuto danni a casa e all’attività. "Ci sentiamo completamente abbandonati. Ma per l’amore nei confronti di nostro figlio dobbiamo andare avanti" dice Bucci spiegando che la casa è ancora in situazioni critiche. "Abitiamo in via Cetino, abbiamo avuto 1,80 metri d’acqua e una parte della casa è ancora umida. La conta dei danni non è finita. Un esempio? Si sta rompendo il cappotto termico e nella parte bassa delle pareti stanno nascendo ’galle’ e viene via l’intonaco". La coppia, che gestisce la cartoleria ’Il Panda’, dopo l’alluvione, ha dovuto cercare un nuovo fondo commerciale. "Il maltempo ha ’bruciato’ almeno 60mila euro di materiali. Abbiamo investito i risparmi di una vita per ripartire. Gli aiuti? I fornitori ci hanno concesso dilazione rifornendoci subito ma adesso vogliono essere pagati" spiega Barducci che, ovviamente, ha chiesto anche i rimborsi "ma è un ginepraio di burocrazia".

"Gli unici aiuti concreti sono arrivati tramite una raccolta fondi della Cna" tuona i fratelli Emiliano ed Enrico Fratini dell’autocarrozzeria Bailey a Capalle. "Amici e parenti ci hanno aiutato a risistemare il fondo: il sabato subito dopo l’alluvione eravamo 17 a spalare il fango, la domenica 25 persone. Perché non siamo venuti prima? In via Padule, dove abitiamo, c’era un metro d’acqua e anche in quel caso a ripristinare la situazione solo i volontari. Il Comune? Le istituzioni? Non abbiamo visto nessuno" dicono amareggiati, mostrando fatture e altri documenti per richiedere i rimborsi.

Nella giungla della burocrazia sono immersi anche Tommaso Cerretelli e Chiara Agresti di ’Novità Home’, ditta leader nell’import di arredo e oggettistica. "Siamo rimasti chiusi per quasi due mesi nel periodo più caldo dell’anno, ovvero il Natale. Nel magazzino c’erano quasi due metri d’acqua, quindi gran parte della merce è andata perduta" racconta il titolare spiegando che come azienda ha partecipato a vari bandi per ottenere ristori e aiuti vari. "Ma tutti questi moduli da riempire fanno passare la voglia. Sono complicati e lunghi" dice Cerretelli che, però, non molla. "La vera beffa è un’altra: molte compagnie assicurative stanno mandando le disdette alle aziende della zona vicina alla Marinella perché in questi nove mesi non sono stati effettuati interventi di messa in sicurezza".

Barbara Berti