SANDRO
Cronaca

Addio a un altro piccolo pezzo di Firenze

Sandro Rogari Le botteghe storiche del centro fiorentino spariscono o si trasferiscono. Di norma la causa sono i fitti insostenibili. Per la...

Rogari

Le botteghe storiche del centro fiorentino spariscono o si trasferiscono. Di norma la causa sono i fitti insostenibili. Per la Casa della stilografica di via Cavour, trasferita a breve distanza, i motivi sono altri, ma il risultato è lo stesso. Cambia il volto di quella via Larga della quale i fiorentini conoscevano a menadito la dislocazione di tutti i negozi. Ma non si tratta solo di questo. Chi ha dedicato la vita alla scrittura mantiene il culto della stilografica. Sappiamo che il computer si è imposto. Prima, abbiamo subito l’attacco della Lettera 22 e ancor prima della bic. Ma la penna stilografica resta nei nostri cuori. C’è un motivo generazionale. Pare incredibile, ma noi abbiamo imparato a scrivere inzuppando il pennino nel calamaio pieno d’inchiostro che stava in alto a destra del banco di scuola. L’amore per la stilografica viene da lì. Il pennino, a torre o a foglia che fosse, più duro o più morbido, veniva fermato sulla punta di una penna e ad ogni parola scritta doveva essere nuovamente bagnato. La stilografica che scrive sempre avvalendosi di un pennino, ma a getto continuo, dotata di una cartuccia, amovibile o permanente, è la continuità. Perciò tutta la mia generazione di fiorentini si è affacciata almeno una volta alla Casa della stilografica, per comprare delle cartucce o piuttosto una stilografica nuova. Né mi capitava mai di passare per via Cavour senza fermarmi alla vetrina di quel negozio angusto. Le stilografiche esposte mi affascinavano come i giochi del vicino Dreoni per un bambino. Evocavano in me il ricordo delle mie prime prove di scrittura, accompagnate al ricordo di un’età nella quale si crede che la scrittura sia il principio e la fine di tutto. Poi la Casa della stilografica si è allargata, raddoppiando sull’altro versante di via Cavour. Ma il luogo dell’anima è rimasto quel piccolo negozio angusto, dove a malapena entravano due persone, ma che, come in uno scrigno, conservava tesori fascinosi e sconosciuti. Dopo ottant’anni di storia, quel negozietto ha chiuso i battenti. Se ne va un altro pezzo della vecchia Firenze.