REDAZIONE FIRENZE

Morto il giornalista Piergiorgio Branzi, con le sue foto ha raccontato il mondo

Gli inizi come fotografo, poi ruoli di primo piano in Rai e dopo la pensione di nuovo fotografo. Sue opere esposte anche al Guggenheim di New York. Era nato a Signa (Firenze)

Una immagine storica di Piergiorgio Branzi

Una immagine storica di Piergiorgio Branzi

Firenze, 28 agosto 2022 - Era nato il 6 settembre del 1928, Piergiorgio Branzi, a Signa (Firenze). E' morto oggi, a  93 anni. Fotografo, giornalista, volto tv, e poi di nuovo fotografo appena raggiunta la pensione, Branzi era cresciuto a Firenze. Gli inizi nel mondo della comunicazione, con la fotografia, negli anni Cinquanta, mentre frequenta la facoltà di Giurisprudenza (che poi abbandona). Formatosi nella tradizione figurativa toscana, si identifica nel “realismo-formalista”.

Nel 1955 intraprende un lungo viaggio in motocicletta, la macchina fotografica a tracolla, attraverso l'Abruzzo e il Molise, la Puglia e la Lucania, la Calabria e Napoli, ma anche verso le zone depresse del Veneto, raccogliendo immagini di vita e tradizioni e dando vita a uno dei più completi reportage fotografici sulle condizioni sociali dell’Italia del dopoguerra. Poi allarga i suoi orizzonti, e attraversa la Spagna dal Mediterraneo all'Atlantico. Verso la fine degli anni Cinquanta, dopo aver abbandonato gli studi di giurisprudenza, rallenta l'attività fotografica cercando uno sbocco nel giornalismo scritto.

Collabora a Il Mondo di Mario Pannunzio, registrando con l'occhio delle sue fotocamere la nascita convulsa della società di massa, il formalismo nei comportamenti della nuova borghesia, il graduale processo di omologazione consumistica. Nel 1962 il direttore del Tg1 Rai, Enzo Biagi, lo assume e lo manda a Mosca, prima sede giornalista all'estero della Rai: sarà il corrispondente televisivo occidentale più seguito nella capitale sovietica. Quattro anni dopo la Rai ha bisogno di un corrispodente da Parigi, va lui, e ci rimane due anni fin quando nel maggio 1968, rientra a Roma come conduttore e inviato speciale del Tg, confezionando inchieste e documentari in giro tra Europa, Asia e Africa. Volto noto della Tv viene da definito “un bello”, ma non se faceva mai un vanto. A cavallo tra gli anni 70 e 80 torna a Firenze per ricoprire il ruolo di direttore della sede.

Passano così trent'anni, sempre lontani dalla macchina fotografica, poi il primo amore torna ad affiorare e a farsi sempre più prepotente: a metà degli anni 90 abbraccia una nuova avventura nel mondo delle immagini, ripercorrendo i luoghi visuti di Pasolini. Nel 2007 si avvicina pure alle tecniche digitali, ma prediligeva ancora il bianco e nero. Diceva: “Preferisco il bianco e nero perché negli anni Cinquanta, quando ho cominciato, il colore era una costosa curiosità. Ma anche perché noi toscani consideriamo il disegno l’etica stessa di ogni espressione figurativa. Sperimenta anche la pittura e l'incisione. Le sue opere sono state esposte dai musei di tutto il mondo: dal Museum of Modern Art di San Francisco al Guggenheim di New York, dal Fine Art Museum di Houston alla Bibliothèque nationale de France di Parigi, dalla Tate Gallery di Londra al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid.

Innamorato della moglie Gloria e dei figli, Simone e Silvia, amava il mare, la vela, frequentava l’Argentario e gli amici che invitava sulla sua barca “Mykonos”.