
di Iacopo Nathan
FIRENZE
"Via i cellulari dalle classi nelle ore di lezione". L’ha detto chiaramente il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara, durante un’intervista alla Rai. La proposta, ha spiegato, va nella direzione di garantire a studenti e docenti un tempo di studio in classe senza distrazioni. Una decisione netta, che vuole andare in una direzione chiara, quella di togliere i dispositivi dalle mani dei ragazzi. Nelle scuole, però, cellulare non fa sempre rima con disattenzione. Per qualcuno è un’esigenza per abbattere le distanze linguistiche, piuttosto che uno strumento per svolgere attività didattiche.
"Personalmente sono contrario alla demonizzazione dei cellulari a prescindere – dice Ludovico Arte, dirigente scolastico del ITT Marco Polo -. L’uso dei cellulari durante le lezioni è vietato, a meno che non sia il docente ad autorizzarlo. Non possiamo negare che sono strumenti che hanno delle utilità, non a caso lo abbiamo tutti nella tasca. Alcuni professori usano delle app come materiale didattico, come Kahoot, che è una piattaforma nata per l’apprendimento. Non ha senso proibire una cosa a prescindere".
"Credo sia sbagliato togliere ai professori la possibilità di sfruttare un mezzo che può essere utile – aggiunge Osvaldo di Cuffa, dirigente del Sassetti-Peruzzi -. La nostra scuola è molto variegata, e un cellulare, naturalmente con un uso autorizzato dai professori, può aiutare per esempio per tradurre alcune parole ai ragazzi stranieri o a contribuire all’integrazione e al coinvolgimento nelle lezioni. Chiaramente l’uso è vietato e i cellulari devono essere spenti nel giubbotto o nello zaino".
C’è anche chi, nelle parole del ministro Valditara vede uno spunto di riflessione. "Credo sia una provocazione – spiega Marco Menicatti, dirigente dell’istituto comprensivo Barsanti -. E come tutte le provocazioni deve portare a un dialogo costruttivo, che porti a migliorare la situazione. Naturalmente il discorso da fare è che la dipendenza da cellulari per i ragazzi è sempre più forte, è un tema da affrontare e provare a risolvere tutti insieme. Non sono a favore delle imposizioni, ma nel nostro istituto comprensivo l’uso degli smartphone durante le lezioni è proibito".
"Non è vietando di portare i cellulari a scuola, o vietandone a prescindere l’uso, che si risolve il problema – conclude Francesca Cantarella, dirigente dell’istituto comprensivo Amerigo Vespucci -. Dobbiamo insegnare ai ragazzi come sfruttare un mezzo comunque importante, e soprattutto quando non deve essere usato. Non dobbiamo stigmatizzarne l’uso, ma educare i ragazzi. Se poi arriverà una circolare dal ministero, naturalmente la rispetteremo".