
di Lisa Ciardi
"Trovare un’occupazione qualsiasi non basta più. Oggi si punta a una maggiore qualità della vita". A spiegare i meccanismi che, dopo la pandemia, hanno radicalmente cambiato le dinamiche della ricerca e dell’offerta di lavoro è Barbara Costa, team leader talent selection di Randstad, multinazionale olandese che si occupa di ricerca, selezione e formazione di risorse umane e che ha sede anche a Firenze.
Le cronache si sono riempite di storie di imprenditori che non trovano dipendenti. è davvero così?
"Sì, il fenomeno esiste. Anche noi lavoriamo per migliorare l’incrocio fra domanda e offerta. Perché, è bene precisarlo, le richieste di lavoro ci sono, così come le proposte. È solo diventato più difficile abbinare le une alle altre, perché le aspettative dei lavoratori corrispondono meno alle offerte".
Come mai?
"È difficile dare una risposta univoca, ma sicuramente il Covid ha rappresentato una cesura rispetto al passato, soprattutto in alcuni settori. Fra questi ci sono il turismo e la ristorazione che richiedono ritmi di lavoro duri, orari scomodi, impegni spesso stagionali, con momenti di intensa attività seguiti da lunghe pause. Queste caratteristiche oggi piacciono meno. Si cerca una maggiore stabilità e la possibilità di conciliare tempi di vita e di lavoro: insomma si vuole stare meglio anche a costo di guadagnare un po’ meno".
Secondo lei cosa ha provocato questi cambiamenti?
"Prima di tutto, durante la pandemia, alcuni settori si sono fermati e tanti lavoratori hanno dovuto ricollocarsi. Per molti quindi, all’inizio, non è stata una scelta, ma poi hanno apprezzato il cambiamento. Più in generale, il Covid è stato un momento di riflessione e ripensamento. Gli standard sono cambiati".
Quanto incide lo stipendio nel rifiuto di alcuni lavori?
"Incide ma non è l’unico fattore. A parità di compenso l’elemento decisivo diventa il welfare aziendale".
Dove sono finiti camerieri, cuochi, addetti ai piani?
"Su Firenze abbiamo visto una migrazione importante verso la moda e la pelletteria. C’è stata un’alta partecipazione a corsi formativi, con il successivo inserimento in grandi aziende che offrono orari predefiniti, fine settimana libero, un buon welfare aziendale e giorni di smart-working, altro fattore richiestissimo da chi cerca un impiego e che prima della pandemia non suscitava interesse".
Come si può ricreare un equilibrio fra domanda e offerta?
"Serve l’intermediazione, più importante del passato. Prima del Covid il settore turistico e della ristorazione funzionavano molto con il passaparola: oggi abbiamo avuto un incremento importante del nostro lavoro, tanto che cerchiamo personale. In generale, occorre trovare un punto d’incontro fra le richieste dei lavoratori e l’offerta delle aziende. Il welfare, la qualità della vita, le prospettive di crescita e le soddisfazione hanno più valore del passato e non si può pensare di limitarsi a offrire uno stipendio. È un trend che in altri Paesi, per esempio nel Nord Europa, era già in atto e che il Covid ha accelerato anche qui".