"Adottare le misure alternative"

Lo psicologo Simone Mangini sottolinea l'importanza di valutare caso per caso alternative alla detenzione per tossicodipendenti e donne in gravidanza. Le condizioni nelle carceri italiane sono attualmente complesse.

"Adottare le misure alternative"

Simone Mangini, psicologo

"Sia per le persone con problemi di tossicodipendenza che per le donne in gravidanza esistono misure alternative alla detenzione, ma occorre valutare in dettaglio la situazione caso per caso". A dirlo è lo psicologo Simone Mangini, vicepresidente dell’Ordine degli psicologi della Toscana e referente del gruppo di lavoro in psicologia penitenziaria, da tempo attivo proprio sul delicato tema dell’equilibrio psicologico di chi si trova in regime di detenzione, ma anche dei tanti professionisti che in carcere si trovano a lavorare, ultimamente, purtroppo, spesso in condizioni tutt’altro che semplici.

"Va detto che in ogni carcere esiste un collegamento diretto col Serd e c’è una presa in carico dei detenuti dal punto di vista delle dipendenze, oltre che a livello più generale di salute – continua Mangini -. Sulla carta ci sono diverse tutele, sia per tossicodipendenze, sia per la comorbidità, sia per il disagio psicologico. Più in generale è bene ricordare che, secondo la legge, il carcere in sé deve essere un luogo di recupero per i detenuti, un luogo che deve essere in grado di tenere conto delle loro necessità e differenze. Purtroppo, le cronache di questi mesi ci raccontano che, nelle carceri italiane, al momento la situazione non è affatto facile".

Lisa Ciardi