Firenze, 6 giugno 2023 – Tira dritto il sindaco, sempre più convinto della necessità di un provvedimento che limiti la trasformazione dei palazzi del centro storico in affittacamere.
Pur consapevole dell’elevato rischio che l’atto venga immediatamente impugnato e portato dinanzi al tribunale amministrativo, Dario Nardella ha affidato agli uffici e ai legali di Palazzo Vecchio l’incardinamento della delibera (che potrebbe essere portata in giunta venerdì) per renderla più solida agli attacchi di eventuali ricorrenti. In fondo anche la battaglia contro il colosso McDonald’s che voleva aprire il suo locale in piazza Duomo sembrava persa in partenza, poi così non fu.
A guardar bene fra i maldipancisti, la proposta di variante urbanistica potrebbe spaccare anche il Pd: nel partitone non tutti la pensano allo stesso modo. Anche in Regione si avverte qualche ostilità sul tema. Che ancora più facilmente dividerà la maggioranza: con Italia viva per nulla convinta che sia la strada giusta da seguire.
Le perplessità si condensano sullo stop perentorio dal primo giugno all’avvio di nuove attività di questo tipo in centro; mentre più condivisa è la proposta di cancellare l’Imu sulla seconda casa per tre anni a chi affitta a lungo termine.
L’iter di variante sarà comunque lungo e Nardella usa la delibera che la perecede anche come ariete per chiedere con forza una legge speciale sul modello Venezia. Oggi Nardella a Roma incontrerà la ministra del turismo Daniela Santanchè: la proposta di legge nazionale, che era deciso di comune accordo dovesse essere realizzata di concerto con i sindaci, non ha certo accontentato Firenze.
L’unica limitazione ad affittare per un minimo di due notti non è un deterrente per la trasformazione del centro Unesco in un grande albergo. Si proverà a forzare la mano, perché non solo Nardella, ma anche i sindaci di Milano e Bologna faranno pressioni chiedendo allo Stato una legge sulla falsariga di quella che consente a Venezia di fissare un limite al numero complessivo di appartamenti trasformabili in affittacamere per locazioni brevi turistiche e un tetto di 120 notti all’anno, oltre il quale i gestori dovranno ottenere il cambio di destinazione d’uso, da residenziale a turistico-ricettiva, e categoria dell’immobile, trasformandosi in impresa turistica. Quindi pagando più tasse.
L’assessore alla casa del Comune di Milano, Pierfrancesco Maran, ieri l’ha detto esplicitamente: "Chiediamo che anche altre città, come Milano, Bologna e Firenze possano accedere a norme speciali come quella di Venezia allo stesso strumento: questa è la linea che abbiamo condiviso".
Dunque almeno Firenze, Milano e Bologna faranno muro alla Santanchè chiedendo una legge speciale. Perché è vero che lo stesso strumento non può essere valido per Firenze come per un borgo sperduto o un paese di montagna.
Da parte sua, Santanché si stizzisce contro i sindaci che con più animosità hanno chiesto di alzare la posta. E, rivoltando la frittata a chi ha cercato di metterla all’angolo, spiega che non è certo colpa del turismo di massa di oggi se i centri storici delle città d’arte si sono spopolati ieri, bensì la responsabilità è delle amministrazioni che le hanno governate creando grandi ztl e svuotando i centri di servizi che hanno fatto traslocare altrove i residenti.