PIETRO MECAROZZI
Cronaca

Firenze e la guerra degli affitti brevi. “Maxi b&b nel palazzo, convivenza impossibile. Conta solo il denaro”

La protesta di una coppia che vive in via Cavour: “Qui non c’è un’attività a conduzione familiare, servono regole. Anche assorbenti sul portone”

Turisti a Firenze. La convivenza con i bed and breakfast nei palazzi è diventata sempre più difficile

Turisti a Firenze. La convivenza con i bed and breakfast nei palazzi è diventata sempre più difficile

Firenze, 13 settembre 2024 – “Ci sono valori che questa città sta perdendo, sacrificati alla sola logica del business”. Non ci sono filosofia o parabole sociologiche dietro a queste parole. Ma solo la rassegnazione di una famiglia fiorentina ’colpevole’ di aver comprato casa in un condominio di via Cavour, in pieno centro storico.

Nello stesso palazzo, infatti, nel giro di qualche anno ha preso corpo, metro quadrato dopo metro quadrato, locale dopo locale, un b&b di tre appartamenti, di cui uno da sei camere con dodici posti letto, per un totale di oltre 700mq di area (di cui 200 di giardino con tanto di vasca idromassaggio).

Un’attività che ha “avuto un impatto sulla nostra vita e sul quella del condominio”, riflettendosi “sulla tranquillità e sulla sicurezza dei condomini”, spiegano Alessandro e Maria, i due coniugi fiorentini che hanno deciso di mettere nero su bianco la loro storia in una lettera indirizzata al nostro giornale.

I due, assistiti dall’avvocato Beatrice Francioli, hanno già affrontato un primo grado di giudizio davanti al tribunale civile di Firenze, dopo aver fatto causa alla nota società toscana, specializzata nell’affitto “di strutture ricettive ed extra alberghiere”, proprietaria del b&b.

Troppi disagi e una svalutazione dell’immobile erano le accuse che i due contestavano al colosso dell’immobiliare, che tuttavia, secondo la giudice, ha diritto di sfruttare quegli appartamenti come attività ’para-alberghiera’ in quanto il regolamento condominiale “non può essere vincolante in ordine alle limitazioni delle facoltà inerenti al diritto di proprietà dei singoli condomini”.

Una sconfitta – anche se è pronto il ricorso in appello – che secondo i coniugi è più di civiltà che di giustizia. “Non ci troviamo di fronte al tipico b&b che tutti immaginiamo – spiegano –, dove la famiglia che eredita l’appartamento dei nonni o acquista un immobile con i risparmi di una vita, decide di metterlo a reddito per far quadrare il bilancio familiare. Ci troviamo di fronte a una società imprenditoriale che ha fatto investimenti importanti e che ha come obiettivo unico il business nel settore turistico ricettivo”.

Dov’è quindi lo spirito del bed-and-breakfast? Quel modello che prevede “poche camere, un contesto familiare che rimanda all’idea di casa e la possibilità di entrare strettamente in contatto con la realtà del luogo in cui si soggiorna qui è completamente distorto”, continuano.

Le pulizie, si legge ancora, vengono svolte da “imprese specializzate e non dalla mamma di famiglia per contenere le spese”, mentre il giardino interno “è tenuto da giardinieri e figure esperte nei lavori di manutenzione”.

A tutto ciò, si aggiunge un menù (internazionale come i clienti) di disagi e fastidi. Il piatto forte è stato “una sfilza di assorbenti appiccicati allo stipite del portone di ingresso per attutirne il rumore”. E poi oggetti abbandonati, chiasso e ripetute mancanze di rispetto tipiche del turismo selvaggio con cui Firenze sta facendo i conti.

Lecite sono quindi le domande finali di Alessandro e Maria: “Un concetto che spesso ricorre è la tutela della libertà di godimento dei propri immobili incluso nel diritto di proprietà – scrivono –. Com’è pertanto possibile che un’attività turistico ricettiva di questa portata non richieda una specifica ’attenzione’ di tipo formale/normativo, ma tutto ricada nel diritto di godimento dell’immobile citato dalla giudice nella sentenza di primo grado?”.