OLGA MUGNANI
Cronaca

Agnello Hornby al Vieusseux: "La mia Sicilia, famiglia e amicizia"

La scrittrice presenta il suo ultimo libro "Era un bravo ragazzo" nella sala Ferri di Palazzo Strozzi "I legami sono il centro della vita. Affronto il tema della mafia perché esiste e vedere come si può eliminare".

Agnello Hornby al Vieusseux: "La mia Sicilia, famiglia e amicizia"

E’ la storia di due giovani, Giovanni e Santino, reclutati quasi inconsapevoli nelle file della mafia. Ma è anche una storia di amicizia e di appartenenza a una terra, la Sicilia, radicata nell’anima di chi è nato nell’isola.

Simonetta Agnello Hornby, una delle più celebri scrittrici italiane, torna al romanzo con “Era un bravo ragazzo“ (Mondadori), che sarà presentato oggi alle 17.30 al Gabinetto Vieusseux, nella sala Ferri di Palazzo Strozzi, su iniziativa della libreria Libraccio.

Dottoressa Agnello Hornby, questo è un libro sull’amicizia ma anche sulla famiglia. Quale famiglia?

"Le famiglie possono essere di tanti tipi, ci sono quelle che fanno soffrire i figli e i genitori, altre no. Sono un avvocato di famiglia e conosco bene i tanti problemi. Ma la famiglia è sempre il centro della vita, altrimenti non ci sarebbe vita".

Parliamo della terra di origine. Quanto pesa nell’identità di una persona?

"Io sono nata in un’isola, la Sicilia, e sono andata a vivere in un’altra isola, l’Inghilterra. Il concetto di isola è fondamentale per l’identità: sappiamo chi siamo perché il mare ci circonda. Da un lato dà forza e certezza, dall’altro isola moltissimo e rende sospettosi dei diversi. Dell’essere siciliana mi piace la capacità che abbiamo sempre avuto nell’accogliere genti che venivano da fuori. Il concetto di isola è anche di arricchimento".

In questo suo libro affronta esplicitamente il tema della mafia. Perché?

"Non c’ è un motivo particolare. Anche ne “La Mennulara“ c’è un accenno indiretto alla mafia, anche se qui è quasi uno dei personaggi. Mi è sembrato essenziale perché c’è, è così. Mentre quando ero piccola la mafia era nascosta, ora è aperta, abbiamo mafiosi o figli di mafiosi nelle posizioni più importanti. E lo sappiamo. Bisogna capire perché è nata, e vedere come si può abolire. Perché se una cosa nasce può anche morire".

Lei quando è a Londra ha nostalgia della Sicilia e viceversa?

"La nostalgia è una cosa che io non conosco: è una manchevolezza anche bella. Ma io conosco il mio grande amore per la Sicilia e per l’Inghilterra. Sono una cittadina del mondo".

Tornando al romanzo, centrali sono le figure delle due madri, Cettina e Assunta.

"Le mamme, soprattutto quelle del Sud, sono pesanti, siamo pesanti. La mamma siciliana è adorata dai figli maschi. L’amore madre-figlio è fortissimo. Ed è bello".