"Un anno disastroso", sia dal punto di vista climatico che dell’incremento dei costi di produzione. E’ negativo il bilancio dei primi otto mesi del 2023 degli agricoltori toscani. Un anno dove il problema della siccità non si è fatto sentire, salvo che nelle ultime settimane, ma grandinate, piogge forti, colpi di calore hanno inciso negativamente sulla produzione.
Oltre al clima, la presenza di troppi ungulati e l’aumento del numero dei lupi sul territorio, la flessione estiva dei turisti negli agriturismi, l’incremento del 40% dei costi sostenuti per carburante e materie prime, la peronospora per la vite e gli attacchi, che si stanno registrando negli ultimi giorni, della mosca olearia rendono ancora più preoccupante il quadro.
"I fenomeni climatici estremi che si sono verificati a macchia di leopardo nella regione – commenta Letizia Cesani, presidente di Coldiretti Toscana – hanno azzerato in alcune zone il raccolto". "Le piogge primaverili – prosegue la presidente – hanno fatto perdere tra il 10 e il 20% del raccolto del frumento e reso il 2023 uno degli anni più scarsi e più difficili per la viticoltura toscana. I vigneti hanno avuto necessità di maggiori trattamenti e maggiori lavorazioni, quindi sono stati sostenuti dagli agricoltori maggiori costi di produzione, con una perdita di raccolto stimata tra il 20 e il 30%". Non va meglio per gli olivi, che stanno subendo i primi attacchi della mosca olearia. "Cruciali – sottolinea Cesani – saranno i prossimi dieci giorni".
Per quanto riguarda l’ortofrutta non esiste in Toscana una filiera organizzativa, mentre tanti allevatori sono in crisi perché i prezzi della carne stanno scendendo. "E’ la conseguenza di un calo della domanda, perché il carovita incide sulla disponibilità delle famiglie, che per prima cosa tagliano solitamente il consumo di carne.
Ma non va meglio per il latte bovino, né per i pastori, che sono praticamente scomparsi perché non hanno gli strumenti o hanno ormai perso la voglia di difendere i loro gregge dai lupi", fa presente il presidente di Cia Toscana, Valentino Berni. Secondo il quale per non dire addio all’agricoltura sul nostro territorio, i primi interventi da fare, i più semplici, sono due: "dare l’opportunità a nostro territorio di dotarsi di invasi sufficienti a sopperire ai periodi di siccità e mettere in sicurezza il territorio, con azioni mirate" per tutelarlo dalle forti precipitazioni e grandine. "L’agricoltura sta arretrando e ogni anno - sottolinea il presidente di Cia Toscana - aumentano le aree abbandonate. Si parla tanto di contrastare il cambiamento climatico, ma azioni reali non ne vediamo". Qualche segnale positivo arriva invece dall’export. Secondo i dati di Coldiretti Toscana elaborati su quelli Istat, nei primi tre mesi 2023 crescono (+5%) le esportazioni dalla regione, in particolare verso Eurozona (+17%) e Stati Uniti (+11%). Per quanto riguarda i prodotti esportati, ottime le performance dell’olio (+12,7%) e di frutta e verdura fresca e trasformata (+24%). Bene anche la pasta (+8%) ed il vino, che è il prodotto più commercializzato oltre i confini nazionali (+0,6%).
mo.pi