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Al lavoro senza il green pass Assolto: "Fatto tenue, non punibile"

Pasticcere presentò ai carabinieri il certificato del fratello. Gli altri fallimenti dei procedimenti Covid

FIRENZE

Fu sorpreso al lavoro, nella pasticceria di cui era dipendente, sprovvisto del green pass.

Non ci fu scampo: i Nas inflessibili applicarono la legge voluta dal governo nei tempi duri della pandemia e lo deferirono all’autorità giudiziaria. Quella denuncia si è trasformata in un procedimento penale, e dal fascicolo d’indagine si è arrivati al processo. Ma giunti davanti al giudice, la dottoressa Anna Aga Rossi, tutto si è sbriciolato. L’essersi presentato al lavoro senza il green pass non vale una condanna, neanche di pochi mesi come richiedeva la pubblica accusa.

Lo scorso tre aprile, il tribunale ha assolto il pasticcere, difeso dall’avvocato Sabrina Del Fio, perché "non punibile per particolare tenuità del fatto". Motivazioni fra 90 giorni.

I fatti risalgono al gennaio del 2022. I Nas si presentarono nella nota pasticceria di Novoli e verificarono i certificati verdi dei dipendenti. Uno di loro, 37 anni, mostrò un codice “Qr“ che aveva nel telefonino, ma quando i carabinieri chiesero un suo documento per incrociare i dati anagrafici, il pasticcere iniziò a tergiversare. Fino a “confessare“ di aver mostrato quello di suo fratello, perché lui, il green pass, non ce l’aveva, non essendosi vaccinato. Per lavorare, ha accertato poi l’indagine, si era precedentemente sottoposto a diversi tamponi.

Per il 37enne, l’accusa aveva chiesto una condanna di qualche mese. Sarebbe stato possibile anche un patteggiamento, ma la posizione del giudice ha tarpato perfino le trattative. Una sentenza che rischia di far tabula rasa di centinaia di segnalazioni giunte in procura in una stagione che ci siamo da poco lasciati alle spalle. Tra l’ottobre del 2021 e il maggio del 2022, i dipendenti pubblici e privati dovevano essere infatti in possesso del cosiddetto “green pass“ e, con l’evolversi della campagna vaccinale, anche di quello in versione super.

Ma questo del mancato green pass, non è l’unico procedimento avviato nei tempi del covid in conseguenza di atti del governo Conte, che va a sbattere nel muro delle aule di giustizia.

Gli altri “fallimenti“. Per il ristoratore Momi, simbolo della lotta “Io apro“, è stato perfino il pubblico ministero a chiedere la sua assoluzione dall’accusa di aver violato i sigilli posti nel suo locale dopo le ripetute aperture nonostante i divieti governativi causa covid. Questa posizione è figlia di una precedente “vittoria“ di Momi, che in sede civile si è visto annullare le multe e la conseguente sanzioni accessoria dei sigilli.

Ma verso l’archiviazione stanno andando anche le decine di denunce per i morti nelle rsa o in strutture ospedaliere. Anche se, su questo tema, gli avvocati delle famiglie promettono battaglia davanti al giudice dell’udienza preliminare, avendo presentato opposizione all’archiviazione.

stefano brogioni