
Il maestro Alexander Soddy protagonista al Maggio Fiorentino
Prima di concludere le recite di Salome che ha inaugurato l’87° Festival (l’ultima replica è in programma domani alle 15.30), il direttore inglese Alexander Soddy, forte di uno strepitoso successo di pubblico e critica, regala al pubblico del Teatro del Maggio un concerto interamente dedicato a Richard Strauss. Stasera alle 20 sarà sul podio della sala Mehta per dirigere Walzerfolge n.1 e 2 da Der Rosenkavalier, la terza opera del musicista, il Concerto n.2 per corno e orchestra e infine Also sprach Zarathustra op. 30, il più famoso dei suoi poemi sinfonici, ispirato all’opera omonima di Friedrich Nietzsche.
"Il concerto – spiega Soddy - mi permette di dare un’idea dell’intero percorso artistico di un grande della musica del ‘900. Il programma è affascinante: Salome ed Elektra sono una finestra sul futuro e proseguono la sperimentazione avviata con i poemi sinfonici, in particolare con Also sprach Zarathustra, partitura ‘spaziale’ con cui il concerto si conclude. Ma dal 1910 Strauss vira al recupero della tradizione. Dunque, il sipario si apre sulle due serie di valzer che raccolgono i momenti più noti e amati dai tre atti del Rosenkavalier e prosegue con il secondo Concerto per corno e orchestra, scritto nel ’43 in piena guerra. È un omaggio a suo padre che era cornista nell’orchestra di Monaco di Baviera".
Richard Strauss amava Firenze e la visitò varie volte prima dello scoppio dell’ultima guerra. Così Mario Labroca, compositore e musicologo, sovrintendente del Teatro del Maggio dal 1936 al ’44, ne ricorda la grandezza come direttore d’orchestra: "Quando dirigeva sembrava immobile, il suo gesto era limitatissimo. Il braccio sinistro disteso in basso con il pollice lunga la cucitura dei pantaloni militarmente rigido, il braccio destro che segnava appena il tempo: eppure bastava che la punta della sua bacchetta si alzasse o si abbassasse di un millimetro perché l’orchestra si gonfiasse di colpo nelle sonorità più accese o ripiegasse nei più misteriosi pianissimo. Quando poi il braccio sinistra dalla posizione di attenti accennava appena a muoversi, sembrava accadesse il finimondo; le falangi assalivano le più alte vette del fortissimo e le conquistavano con facilità. Alla fine di un suo concerto tutti i componenti dell’orchestra cadevano sfiniti per la fatica. Non Strauss, con quello stesso frack e quella stessa camicia, candida e intatta come quando l’aveva indossata, poteva recarsi al più raffinato dei ricevimenti".
Chiara Caselli