PIER FRANCESCO NESTI
Cronaca

Al Meyer la prima visita ufficiale: "Attenzione e cura sono tangibili. Commosso da così tanto affetto"

Fra gli impegni del pomeriggio il saluto ai giovani disabili assistiti dall’Oda e ai migranti di Casa San Paolino

Al Meyer la prima visita ufficiale: "Attenzione e cura sono tangibili. Commosso da così tanto affetto"

Al Meyer la prima visita ufficiale: "Attenzione e cura sono tangibili. Commosso da così tanto affetto"

"Bisogna fare bene il bene e qui al Meyer si vede quanta attenzione ci sia nell’assistenza, un luogo dove le cure ai piccoli pazienti vengono fatte con stile": ha usato proprio questa parola, stile, il nuovo arcivescovo di Firenze, Gherardo Gambelli, a conclusione della sua visita, la prima dopo l’insediamento in Cattedrale, in uno dei luoghi simbolo della città, l’ospedale pediatrico Meyer, dove è stato accolto dal direttore generale Paolo Morello Marchese, dal direttore sanitario Emanuele Gori e dal cappellano don Fabio Marella. Si è intrattenuto circa un’ora, parlando con i piccoli pazienti e le loro famiglie prima di recarsi alla Fondazione Oda e a Casa San Paolino, gestita dalla Caritas diocesana, e dove gli ospiti della struttura gli hanno regalato una maglietta con la scritta ‘La vita è bella quando è donata’. Un appuntamento, quello del Meyer, particolarmente sentito anche dai sanitari, alcuni dei quali hanno voluto salutare personalmente il vescovo Gherardo. La prima tappa nella cappella dell’ospedale, dove si è fermato per qualche minuto in preghiera. Quindi l’incontro con alcune delle famiglie, nella ludo-biblioteca, ha cui ha donato, oltre a qualche parola di conforto, anche alcuni libri per bambini, pennarelli e album. Leone il primo che ha salutato, arrivato suo malgrado a Firenze da Follonica con i genitori. Poi tutti gli altri, fra un sorriso e il desiderio di conoscersi. Quindi, prima di parlare qualche minuto con i giornalisti, si è recato nel reparto di oncologia. Poi all’esterno, dove è arrivato anche il presidente della Regione, Eugenio Giani, le sue parole, che hanno trasmesso l’emozione di tutta la giornata e che, al momento della partenza dal Meyer, non si era ancora conclusa: "E’ bello poter dire che chi lavora qui dentro, pur dovendo stare quotidianamente a contatto con la malattia, faccia di tutto per non far passare il messaggio che questo sia un luogo di sofferenza".

Poi la domanda su quale fosse stata per lui l’emozione più grande: "Sentire l’affetto della gente – ha risposto l’arcivescovo -. Più che impaurito, ero e sono commosso e questo affetto rappresenta per me un incoraggiamento importante". Emozionato anche il direttore Morello, che ha ricordato quando accolse l’allora neo vescovo di Firenze, Giuseppe Betori: "Sono visite che hanno un significato di attenzione e di grande umanità. E anche oggi sono orgoglioso di dare il benvenuto a colui che è il Pastore della chiesa fiorentina".